(di Michele Esposito)
Nel segno di riarmo e migranti,
innanzitutto. Ma anche di mercato unico, politiche commerciali e
competitività. E' un asse a tutto campo quello che si è
dispiegato tra Ursula von der Leyen e il cancelliere Friedrich
Merz. Alla sua prima a Bruxelles, complice anche la concomitanza
con la Giornata dell'Europa, il nuovo capo del governo teutonico
ha potuto tastare con mano quanto, nelle istituzioni europee,
fosse alta l'attesa per il ritorno di una Germania solida. "C'è
un pieno allineamento sulle priorità europee", è stato
l'attestato del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa,
che ha visto anche - come anche la presidente dell'Eurocamera
Roberta Metsola il neo-cancelliere.
Insomma, la falsa partenza in patria - con il flop al primo
scrutinio per la sua elezione - non sembra aver inficiato
sull'impatto che Merz può avere sugli equilibri europei. Il
leader tedesco ha visitato in 48 ore Parigi, Varsavia e
Bruxelles, e sabato si recherà a Kiev. Ad aiutarlo c'è anche un
dato politico: Merz è un esponente del Ppe, ovvero del partito
largamente dominante, dopo le Europee, in Commissione, in
Parlamento e perfino nei consessi a 27. Senza contare che si
tratta anche del partito di von der Leyen.
L'arrivo di Merz rischia quindi di riportare nel Nord del
continente il cuore del potere comunitario anche se, sul
versante Sud, il rapporto con Giorgia Meloni è partito con il
piede giusto. I contatti con la premier italiana, fin dalla
vittoria alle elezioni tedesche, sono stati frequenti. Dopo aver
lasciato la capitale belga, Merz ha avuto un nuovo colloquio
telefonico con Meloni. Lo scambio, ha spiegato Palazzo Chigi, si
è focalizzato innanzitutto sul "rilancio della competitività
europea - in particolare del settore automobilistico - e dalla
gestione del fenomeno migratorio".
A Bruxelles la visita di Merz si è concentrata innanzitutto
sul tema del riarmo. L'aumento della spesa nazionale per la
difesa da parte della Germania è stata applaudita da von der
Leyen, che ha ribadito la necessità di chiudere la partita
sull'utilizzo dello strumento Safe e delle clausole di
salvaguardia nazionale. Ma chi si attendeva una svolta sugli
eurobond è rimasto deluso. "Non cambierò la posizione del
governo federale tedesco sulle possibilità di indebitamento
dell'Ue. Quelle devono restare eccezioni", ha scandito Merz,
certificando che la chiusura del suo governo sul debito
comunitaria resta netta, sebbene non assoluta. Da parte del
cancelliere, però, c'è stata un'assicurazione: la Germania, in
Europa, non agirà in solitaria. E a testimoniarlo c'è stato
anche il pieno endorsement che Merz ha fatto a von der Leyen
nella difficile partita commerciale con gli Usa: "L'accordo che
potrà fare Trump è solo con l'intera Ue", ha sottolineato.
Sul piano migratorio la stretta del nuovo governo tedesco è
stata accolta a porte spalancate in Europa. Von der Leyen ha
annunciato la messa a terra di altri tre miliardi per
l'attuazione del Patto di migrazione e asilo. L'obiettivo è
averte "frontiere esterne più forti, modi migliori per prevenire
i movimenti secondari e procedure più rapide". E a chi gli
faceva notare che la Germania ha attuato controlli alle
frontiere interne von der Leyen ha fornito una solida sponda a
Merz, chiarendo che gli eventuali respingimenti devono essere
temporanei e concordati con l'Ue e con i Paesi limitrofi e "la
Germania lo sta facendo".
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