(di Mattia Bernardo Bagnoli)
Nuovi spiragli di tregua in
Ucraina? Forse, chissà. Il neocancelliere tedesco Friedrich
Merz, nel corso del suo tour brussellese in cui ha incontrato i
vertici dell'Ue e della Nato, si è spinto al pronostico: "Nel
corso del weekend c'è la possibilità di arrivare a una tregua
piena di 30 giorni, che possa poi trasformarsi in negoziati di
pace". Merz, che da poco si è confrontato con Donald Trump, ha
detto poi di sostenere gli sforzi del presidente Usa e che ora
"la palla è nel campo russo". Sta di fatto che Volodymyr
Zelensky ha annunciato un incontro, per le prossime ore a Kiev,
dei leader della coalizione dei Volenterosi. Il formato è ormai
diventato molto ampio - oltre 30 partecipanti agli ultimi
incontri di Londra e Parigi - ma in questo caso la riunione sarà
in formato ibrido: alcuni saranno presenti di persona, tra cui
il francese Emmanuel Macron, altri in videoconferenza, come
Giorgia Meloni. Lo stesso Merz ha fatto capire che è in corso un
coordinamento molto stretto tra Germania, Gran Bretagna, Francia
e Polonia sul tema.
Giorno dell'Europa a Bruxelles, festa per la Vittoria a
Mosca. Mai come da quando è scoppiata la guerra in Ucraina -
dopo l'invasione voluta dal Cremlino - paiono due celebrazioni
in contrapposizione, quando invece condividono l'origine: la
fine della Seconda guerra mondiale e la sconfitta del
nazifascismo. Vladimir Putin, nel corso della tradizionale
parata sulla Piazza Rossa, tra missili e carri armati, ha
ammonito: "Tutta la Russia" sostiene l'offensiva, saremo sempre
"un ostacolo invalicabile al nazismo, alla russofobia e
all'antisemitismo" e combatteremo "contro le atrocità commesse
dai seguaci di queste convinzioni aggressive e distruttive".
Tracciando dunque un parallelismo (artificiale) con la
denazificazione in Ucraina. Zelensky, non a caso, intervenendo
al vertice di Leopoli dove è stato lanciato il Tribunale
speciale per i crimini di aggressione ha rigirato il coltello
nella piaga: "La Russia deve essere processata proprio come lo
furono i nazisti".
Al di là delle forzature dello zar a uso e consumo
propagandistico, resta lo stallo sul campo di battaglia. Mosca,
infatti, avanza sì ma ad un prezzo altissimo in termini di vite
umane e costi economici. E Trump si sta innervosendo. Cosa
questo comporti, nessuno lo può dire con certezza. Il
vicepresidente Usa JD Vance - pur ribadendo la vulgata 'senza
svolte ce ne laveremo le mani' - per la prima volta ha tracciato
pubblicamente una linea netta: "La Russia non può aspettarsi di
ottenere territori che non ha ancora conquistato", ha detto in
una intervista a Fox News spiegando che la richiesta di aree non
ancora controllate faceva parte "degli elementi chiesti nel
piano di pace iniziale". Il summit dei Volenterosi a Kiev
potrebbe dunque rivelarsi un tassello di un puzzle più ampio,
anche alla luce del fatto che la Casa Bianca sembra aver
ammorbidito i toni bellicosi nei confronti degli alleati
europei. Una fonte diplomatica francese, ad esempio, ha
affermato che Usa ed Europa stanno finalizzando una proposta per
un cessate il fuoco di 30 giorni che, se rifiutata, porterebbe a
nuove sanzioni congiunte alla Russia (ma non c'è ancora un
accordo definito, ha sottolineato).
Lo zar, dal canto suo, ha incassato la presenza sulla Piazza
Rossa di due leader europei, oltre che di molti soliti noti (in
primis Xi Jinping e Ignacio Lula, oltre alla varia corte di
repubbliche ex sovietiche). Ovvero il serbo Aleksander Vucic e
lo slovacco Robert Fico. L'alto rappresentante Ue Kaja Kallas ha
sintetizzato il mood per tutti gli altri europei (tranne Orban):
"Tutti coloro che sostengono la libertà dovrebbero essere in
Ucraina oggi, nel Giorno dell'Europa, e non a Mosca".
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