Si parte il 15 aprile. Poi, per trattare con Donald Trump da una posizione di forza, l'arsenale continentale è pronto fino a dicembre. Bruxelles ha nella fondina una lunga lista di controdazi tagliata su misura per colpire l'economia - e la politica statunitense - dove fa più male, dalle highway agli scaffali dei grandi supermercati. Il valore della controffensiva si aggira intorno ai 21 miliardi di euro, meno dei 26 previsti inizialmente per pareggiare i conti con Washington. Fuori dalla linea di fuoco bourbon, vino, superalcolici e latticini, risparmiati sulla spinta diplomatica di Italia, Francia e Irlanda.
* AL VIA IL 15 APRILE. Allo scoccare della metà del mese scatta il revival delle ritorsioni anti-tycoon: l'Ue rispolvererà il vecchio arsenale messo in standby dopo la prima guerra commerciale con gli Stati Uniti. Il grande assente è il celebre whisky del Kentucky. Saranno invece colpite le iconiche Harley-Davidson (con cilindrata superiore a 500 cc), le auto, gli yacht di lusso a stelle e strisce, i Levi's, le t-shirt di cotone. Un affondo che spazierà dai mirtilli rossi al burro d'arachidi, dal succo d'arancia al riso e il mais dolce, per arrivare a tabacco da masticare, sigari e sigarette. Sotto torchio anche l'universo del benessere e della salute (oli essenziali, lacche per capelli, dischetti struccanti, camici ospedalieri), la casa e il guardaroba (asciugamani, tovaglioli, materiali d'arredo, ceramica). Non mancano carte pesanti come le lavastoviglie e le stufe. E poi una prima ondata di prodotti dell'acciaio e dell'alluminio, da sempre nervi scoperti nei rapporti transatlantici. Il mix colpisce anche la tecnologia con joystick, pile e batterie.
* IL SECONDO ROUND IL 16 MAGGIO. Dopo la prima rappresaglia partirà il conto alla rovescia: un mese per trattare. Se i colloqui con la Casa Bianca dovessero naufragare, ci saranno nuove ritorsioni. Stavolta a finire nel mirino saranno industria e agroalimentare. Il cuore pulsante dell'America repubblicana finirà sotto tiro con il manzo e il pollame di Nebraska e Kansas, così come i prodotti in legno, vera spina dorsale di Georgia, Virginia e Alabama. Colpiti anche forni, congelatori, asciugatrici e tosaerba. Sulla lista nera Ue spiccano poi le derrate di zucchero e miele, seguite da cioccolata, caramelle, uova, frutta, verdure. Nessuna pietà nemmeno per i fondamentali da dispensa: caffè, tè, spezie, cereali, farine, oli, pasta, pane e biscotti.Nel fuoco incrociato finiscono anche le salse simbolo del fast food a stelle e strisce: ketchup, maionese e mostarda vengono prese di mira insieme alle bibite e agli energy drink più iconici d'America. E non si salva neppure il tacchino del Thanksgiving, seppur fiore all'occhiello del democratico Minnesota. Tra i bersagli poi i prodotti del tabacco - anche quelli da inalazione riscaldata - e la moda con guardaroba completo, dalle giacche ai tailleur, fino alle più celebri sneakers. Un elenco dove trovano posto anche shampoo, trucchi, dentifrici, saponi, detergenti e perfino rubini, zaffiri e smeraldi. Senza tuttavia compromettere i settori su cui l'Europa non vuole un effetto boomerang: fuori dalla raffica restano i latticini - latte, burro, yogurt e formaggi - per non danneggiare eccellenze come parmigiano, mozzarella e formaggi francesi in una possibile escalation; nonché il molibdeno, pilastro della siderurgia italiana.
* LA TERZA TRANCHE IL PRIMO DICEMBRE. L'ultimo colpo è atteso al volgere dell'anno. Mandorle e soia della Louisiana, feudo elettorale dello speaker repubblicano Mike Johnson, saranno le ultime a cadere. Una strategia per non danneggiare il raccolto europeo, dare tempo agli agricoltori del continente di trovare alternative e lasciare aperto un ulteriore spiraglio al dialogo con Washington.
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