"Troppo spesso sento dire che l'Europa è in ritardo, mentre Stati Uniti e Cina sono in vantaggio, non sono d'accordo". Ursula von der Leyen sale sul palco del Grand Palais di Parigi subito dopo JD Vance e amplia i confini della sfida ormai a tutto campo con Washington: la risposta dell'Europa alla fuga delle grandi potenze sull'intelligenza artificiale ha i contorni di un maxi-piano da 200 miliardi di euro per fare affari e innovare, senza però sacrificare valori e regolamentazione. La chiave, nella visione del presidente francese Emmanuel Macron, è la "fiducia" da creare intorno all'hi-tech. Un approccio agli antipodi del modello americano delineato dal vice di Donald Trump, che nelle "eccessive norme" continentali - articolate nella triade AI Act, Data Act, Data Governance Act - vede un freno letale.
Lo strappo si è tradotto nella mancata firma degli Usa in calce alle conclusioni del vertice fiore all'occhiello dell'Eliseo. A sfilarsi dalla dichiarazione sottoscritta da 61 governi - tra cui l'Ue al gran completo, la Cina, l'India e l'Unione africana - è stata anche la Gran Bretagna di Keir Starmer che, fedele alla linea preannunciata sui dazi, ha scelto di mettere al primo posto "l'interesse nazionale".
Tramortita dall'offensiva commerciale di Trump e irritata dagli attacchi alla Corte dell'Aja, per tenere il passo sull'intelligenza artificiale l'Europa punta sui suoi supercomputer. La corsa "è tutt'altro che finita", ha rilanciato von der Leyen, mettendo sul piatto la doppia iniziativa European AI Champions e InvestAI che, con risorse rispettivamente per 150 e 50 miliardi di euro, rappresenta il più grande partenariato pubblico-privato mai visto nel settore. Tra i finanziamenti spicca un fondo da 20 miliardi interamente destinato alle gigafactory dell'Ia, con l'ambizione di "replicare la storia di successo del Cern" per la ricerca avanzata.
Calcolatori ultrapotenti saranno al servizio di startup, scienziati e industrie per costruire l'intelligenza artificiale di domani. Non soltanto una promessa, ha garantito la leader tedesca davanti anche a centinaia di ceo e rappresentanti dell'imprenditoria continentale, ricordando che il progetto è già in marcia: 12 fabbriche di Ia sono nate negli ultimi mesi. Una mossa "strategica", è stato il plauso della ministra dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, che dal canto suo ha assicurato la piena disponibilità dell'Italia - che dell'Ia ha fatto una priorità nella sua presidenza del G7 - a "raccogliere la sfida" facendo leva sulle sue infrastrutture e tecnologie nazionali leader "come il supercalcolatore Leonardo di Cineca e il centro nazionale per HPC, Big Data e Quantum Computing a Bologna".
Resta tuttavia difficile per l'Europa competere con le ambizioni dello Stargate da 500 miliardi di dollari promesso da Donald Trump, la marcia di OpenAI e l'improvviso balzo della cinese DeepSeek. Al cospetto della platea di leader mondiali, JD Vance ha sgombrato il campo da ogni dubbio sulle intenzioni della Casa Bianca. "Gli Stati Uniti sono i leader mondiali dell'intelligenza artificiale e grazie al nostro governo lo resteranno" e i sistemi di Ia a stelle e strisce saranno "liberi da pregiudizi ideologici", ha garantito, portando con sé anche il messaggio del grande assente Elon Musk con una stoccata sulla moderazione dei contenuti regolamentata dall'Ue con il Digital Services Act (Dsa).
Norme e paletti servono "affinché l'intelligenza artificiale possa progredire" e sia "al servizio dell'umanità", è stata la replica del padrone di Macron, da giorni impegnato a fare appello affinché la governance internazionale nel settore "avanzi". E il padrone di casa ha minimizzato l'assenza di Musk: "È normale" che non ci sia, "ora ha delle responsabilità federali e sta lavorando al suo compito di semplificare l'amministrazione americana". Prima di passare il testimone all'India di Narendra Modi per il prossimo grande summit, la Francia da sola ha promesso investimenti privati da 109 miliardi.
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