(di Alessandra Briganti)
"Si tratta di una decisione
politica per tenere nascoste le complicità dello Stato italiano
e dell'Ue nei crimini commessi in Libia e nel Mediterraneo
contro i migranti". Per l'avvocato Omer Shatz non ci sono dubbi
sui motivi che hanno spinto Roma a non dare esecuzione al
mandato d'arresto spiccato dalla Corte penale internazionale nei
confronti del capo della polizia giudiziaria libica, Almasri.
Quei motivi il direttore legale di Front-Lex, l'organizzazione
di avvocati per i diritti umani in prima linea nella difesa
delle vittime delle politiche migratorie, li ha messi nero su
bianco nella denuncia che ha presentato ai giudici dell'Aja a
nome di un rifugiato sudanese contro Giorgia Meloni, Carlo
Nordio e Matteo Piantedosi.
L'accusa è di aver ostacolato il corso della giustizia
scarcerando il comandante libico e rimpatriandolo a Tripoli.
Quella compiuta dall'Italia è "un'operazione criminale", afferma
senza mezzi termini il legale, che ora sta valutando di
presentare altre denunce all'Aja a nome di alcune delle vittime
di Almasri, su cui pendono accuse di crimini di guerra e contro
l'umanità. "Sono quelle che si sentono più umiliate e deluse
dalla condotta del governo italiano, perché sono quelle che per
prime volevano vedere Almasri giudicato e processato", spiega
all'ANSA. Abusi, violenze, torture. È noto da anni il manuale
degli orrori nei centri di detenzione per migranti in Libia,
denunciati non solo da media e attivisti, ma anche dalla Cpi e
dal Consiglio Onu per i diritti umani. Quest'ultimo, ricorda
Shatz, ha inviato una missione conoscitiva in Libia nel marzo
2023 e nelle sue conclusioni afferma che "i funzionari italiani
e quelli Ue stanno aiutando e favorendo crimini contro
l'umanità". Ed è per nascondere queste complicità che Roma,
secondo il legale, si è affrettata a mettere Almasri su aereo di
Stato e riportarlo in tutta fretta a Tripoli: "Estradano Almasri
perché è la loro controparte, è il loro partner in un'impresa
criminale, quella di arginare la migrazione a tutti i costi e
questi sono i costi".
Costi umani, ma anche politici e giuridici. Per di più, in un
momento delicato per la Corte dell'Aja, in procinto di essere
sanzionata dagli Stati Uniti per le indagini contro Israele su
Gaza. "Qui non si tratta di Almasri e non si tratta solo
dell'Italia. Qui si tratta della stessa Cpi e della seria
minaccia che questa vicenda pone all'ordine giuridico
internazionale", puntualizza Shatz. "In questo braccio di ferro
- è il ragionamento del legale - qualcuno dovrà perdere. Se la
Corte non è in grado di perseguire chi sfida apertamente un suo
mandato d'arresto, perderà credibilità. Almasri è il pesce più
piccolo, che succede con Putin o con Netanyahu? Ecco perché è
rischioso".
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