La Svizzera non ha violato i
diritti di una famiglia albanese rifiutandogli l'asilo e
procedendo all'espulsione verso il loro Paese d'origine, poiché
l'Albania può essere considerata "sicura". Lo ha stabilito la
Corte europea dei diritti umani (Cedu), pronunciandosi su un
caso che coinvolge una famiglia albanese con cinque figli che
aveva fatto richiesta d'asilo in Svizzera sostenendo che il
lavoro del padre, ex direttore di un centro di ricerca sui
crimini commessi durante il periodo comunista, aveva messo in
pericolo l'intero nucleo.
L'Albania, sottolineano i giudici, può essere considerata
"sicura" anche per qualcuno che, come l'uomo in questione, in
patria ha denunciato reati commessi da persone che ricoprono
funzioni pubbliche d'alto grado.
Prima di lasciare il suo Paese, l'uomo era stato vittima di
minacce verbali e di un tentativo di entrare in casa sua. I
togati di Strasburgo sostengono che le autorità svizzere che
hanno esaminato in modo approfondito la richiesta d'asilo della
famiglia, costatando che gli attacchi all'uomo erano frutto di
iniziative individuali e non provenivano dallo Stato albanese,
"disposto" invece "a proteggerlo".
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