BRUXELLES - "Guardo" al rafforzamento dei controlli ai confini tedeschi, in vigore da oggi, "con preoccupazione: in un'Europa viva, il fatto che i traguardi dell'integrazione europea siano messi in discussione senza troppo clamore mi preoccupa".
Lo ha detto l'ex presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, parlando ai media tedeschi.
"Non sono un sostenitore dei controlli alle frontiere perché comportano enormi disagi per i pendolari", ha sottolineato Juncker da Lussemburgo, uno dei nove Paesi confinanti con la Germania coinvolti dalle misure di Berlino. "Se devono esserci controlli, quelli mobili sarebbero meno problematici e non alla frontiera ma nell'entroterra", ha spiegato ancora l'ex presidente dell'esecutivo Ue. "Nelle menti e nei cuori delle persone non dovrebbero tornare a formarsi confini", ha aggiunto.
Non è dello stesso parere il leader della Cdu, Friedrich Merz, che in un videomessaggio pubblicato su X e rivolto al governo di Berlino ha detto di restare "fermo" sulla sua posizione di principio di dover insistere con i respingimenti. "Non chiudere le frontiere, ma respingere ai confini: questo è costituzionalmente possibile, alcuni giuristi sostengono addirittura che sia obbligatorio, e stiamo parlando di una vera emergenza".
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