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Arrestati e portati in carcere i cugini di Saman Abbas

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Arrestati e portati in carcere i cugini di Saman Abbas

Dopo la condanna all'ergastolo. Pg: 'C'è il pericolo di fuga'

REGGIO EMILIA, 08 maggio 2025, 19:00

di Daniele Petrone

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Arrestati e portati in carcere i cugini di Saman - RIPRODUZIONE RISERVATA

Arrestati e portati in carcere i cugini di Saman - RIPRODUZIONE RISERVATA

La loro libertà è durata poco meno di un anno e mezzo. Tornano in carcere il 38enne Nomanhulaq Nomanhulaq e il 32enne Ikram Ijaz, dopo la condanna all'ergastolo in Appello per l'omicidio della cugina Saman Abbas, la 18enne pachistana ammazzata dalla sua stessa famiglia nella notte tra il 30 aprile e l'1 maggio 2021 nelle campagne di Novellara, nella Bassa Reggiana, dove viveva.

I due erano stati assolti nel processo di primo grado a Reggio Emilia con sentenza del 19 dicembre 2023 che li aveva scarcerati nell'immediato. Un verdetto ribaltato però dalla Corte d'Assise d'Appello di Bologna lo scorso 18 aprile: ergastolo per loro così come era stato confermato ai genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, oltre all'aumento di pena da 14 a 22 anni per lo zio Danish Hasnain.

"Gravi indizi di colpevolezza e pericolo di fuga", questi i motivi alla base della richiesta di custodia cautelare avanzata dalla Procura Generale e accolta dal tribunale di Bologna che ha emesso l'ordinanza due giorni fa. Stamattina i cugini sono stati arrestati e finiti nuovamente in cella nella casa circondariale 'La Pulce' della città reggiana dove sono entrati poco dopo le 14,30, portati entrambi nella stessa auto dei carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia che hanno condotto le indagini sul caso Saman fin dagli albori.

Ijaz fu il primo latitante dei cinque condannati ad essere arrestato dopo la scomparsa della ragazza. Il 31 maggio 2021, dopo un mese dall'assassinio, venne catturato in Francia e poi estradato il 10 giugno successivo. Nomanhulaq invece fu arrestato il 14 febbraio 2022 in Spagna, dove stava fuggendo a bordo di un Flixbus partito dalla Francia dove anch'egli si era rifugiato, per poi essere estradato in Italia il 22 marzo.

Secondo le accuse, a inchiodarli nelle loro corresponsabilità per la morte di Saman - uccisa per essersi opposta ad un matrimonio combinato con un cugino in patria, per voler vivere all'occidentale e per essersi fidanzato con un altro ragazzo inviso alla famiglia - il famoso filmato che li ritraevano due giorni prima dell'omicidio con le pale in mano dietro all'azienda agricola di Novellara dove lavoravano gli Abbas, usate presumibilmente per scavare e preparare la fossa dove poi seppellire Saman. Il cui corpo venne trovato - su indicazione dello zio Danish (ritenuto l'esecutore materiale del delitto, ma che grazie alla collaborazione ha ottenuto lo sconto di pena, evitando l'ergastolo) il 27 novembre 2022, occultata sotto terra in un casolare abbandonato a soli cento passi dall'abitazione dove viveva coi genitori.

A puntare il dito contro contro tutti e cinque i familiari era stato Alì Haider, il fratello minore di Saman, il grande testimone del processo nel quale ha raccontato il piano barbaro della famiglia per ucciderla. Ma la partita giudiziaria non finisce qui. I legali difensori, che si erano detti 'sconcertati' alla lettura della sentenza di secondo grado, stanno aspettando le motivazioni sulle quali baseranno il già preannunciato ricorso in Cassazione. 

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