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'Ndrangheta, in manette tre membri della famiglia Arabia

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'Ndrangheta, in manette tre membri della famiglia Arabia

'La cosca si è riorganizzata con armi e false fatture'

REGGIO EMILIA, 12 marzo 2025, 13:28

Redazione ANSA

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REGGIO EMILIA, 12 MAR - Armi ed estorsioni. Una cosca ancora viva, nonostante i colpi inferti negli anni coi vari filoni processuali di Aemilia, capace di riorganizzarsi combinando metodi tradizionali usando violenza e strumenti moderni come il meccanismo delle false fatture, per consolidare il proprio potere. È quanto emerge dall'operazione denominata 'Ten' contro la 'ndrangheta emiliana che ha portato a 19 perquisizioni tra le province di Reggio Emilia, Parma e Crotone, oltre a cinque misure cautelari in carcere per 416 bis, con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, emesse dal gip del tribunale di Bologna Alberto Ziroldi, su richiesta del sostituto procuratore Beatrice Ronchi della Dda della Procura della Repubblica di Bologna.
    L'inchiesta - condotta dalla squadra mobile della questure di Reggio Emilia, Bologna e Crotone e dalla guardia di finanza di Reggio Emilia - ha consentito di "disvelare l'esistenza e l'operatività del gruppo mafioso Arabia, sodalizio caratterizzato dall'ampia disponibilità di armi e dedito alle estorsioni, alle truffe, nonché alla ricettazione di beni provento di furti a ditte di autotrasporto, commessi al fine di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa", come illustrato in conferenza stampa. In manette è finito Giuseppe Arabia, classe '66' detto "Pino u' nigro', ritenuto a capo del sodalizio, già condannato con sentenza passata in giudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso. È il fratello del boss Salvatore Arabia, ucciso nel 2003 a Steccato di Cutro nel corso della guerra di mafia tra le famiglie Grande Aracri e Dragone, omicidio per il quale il boss Nicolino Grande Aracri è stato condannato all'ergastolo.
    Salvatore Arabia - detto 'Pett i' Palumba' era considerato infatti il luogotenente del boss Antonio Dragone. Insieme a Giuseppe, sono finiti in carcere anche i nipoti Giuseppe classe '89 e Nicola Arabia classe '85, figli di Salvatore. Misure cautelari anche nei confronti dei sodali Salvatore Messina, Salvatore Spagnolo e Giuseppe Migale Ranieri, classe '78 (omonimo del suo avvocato del foro di Reggio Emilia).

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