Un bancario licenziato due volte in
modo illegittimo e "costretto a non far nulla" è stato ritenuto
vittima di demansionamento e il Tribunale gli ha riconosciuto
quasi 500 mila euro di danni. La vicenda è riportata oggi dal
Corriere della Sera nelle pagine di Milano.
I giudici in primo e secondo grado "pur spiegando che di
fatto non c'è stata prova di alcuna persecuzione, né vessazione,
hanno accertato un danno per la professionalità del bancario".
L'uomo era stato licenziato dal suo istituto, il Credito
Emiliano, nel 2011 e poi nel 2018 "in entrambi i casi in modo
illegittimo" e giudici avevano stabilito che "il lavoratore
(bancario, con contratto al livello più altro dei quadri, appena
sotto i dirigenti) dovesse tornare in filiale. Anche al rientro
in ufficio però la banca lo ha mantenuto in una mansione più
bassa rispetto a quella che aveva più di 15 anni fa. Per mesi ha
passato giornate "senza far nulla".
Secondo il suo legale, Domenico Tambasco "la sentenza
ribadisce la dignità del lavoratore e il rispetto della sua
professionalità".
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