BOLOGNA, 05 FEB - Creare una piattaforma di proposte per il ministero dell'Università per chiedere di modificare la riforma Bernini prima che arrivi in discussione in Parlamento. È questo l'obiettivo dell'Assemblea nazionale delle Assemblee precarie che si terrà sabato 8 e domenica 9 febbraio a Bologna.
"Le Assemblee precarie sono nate in 15 città d'Italia per cercare di contrastare la riforma Bernini del pre-ruolo, che introduce cinque nuovi contratti precari in ambito universitario, rendendo il percorso lavorativo di chi non è di ruolo ancora più frammentato", spiega Camilla De Ambroggi, ricercatrice in Sociologia e portavoce dell'Assemblea precaria di Bologna, che ha presentato l'iniziativa davanti al Rettorato dove questa mattina è andata in scena una manifestazione.
"Il nostro obiettivo - prosegue - è anche quello di evidenziare l'importanza dei tagli al Fondo di finanziamenti ordinari all'Universitario, quantificabili in circa 700 milioni per il biennio 2025-2027". Tra i punti che per i ricercatori meritano un'attenzione particolare, c'è anche il tipo di ricerche che vengono finanziate, in particolare da parte dell'Unione Europea, che puntano sulla sostenibilità e sulle tecnologie dual use, utilizzate sia per usi civili sia per usi militari. Scopi che, per gli organizzatori della manifestazione aprono non pochi interrogativi sul piano etico. In attesa che la riforma Bernini diventi legge, poi, negli atenei i contraccolpi ci sono già stati. "Tutti gli assegni di ricerca sono bloccati a partire da fine 2024 e non ne vengono erogati di nuovi, le Università non hanno più punti organico per assumere altre persone, quindi non si sa se attiveranno nuovi posti e la riforma, una volta entrata in vigore, introdurrà nuovi contratti di 6 mesi o un anno senza tutele, maternità o ferie, come le borse per assistenti junior e senior", lamenta De Ambroggi.
Un quadro di incertezza che, come spiega Anna Bellanda, iscritta a Scienze Politiche, impatterà anche pesantemente sugli studenti. "La riforma - dice - rischia di minare la nostra formazione e il nostro diritto allo studio, con l'aumento delle tasse universitarie e la riduzione delle borse di studio".
All'iniziativa hanno aderito già oltre 200 tra ricercatori, docenti e studenti di diversi atenei italiani ma l'auspicio è quello di "allargare sempre di più il bacino di chi è attento alle istanze" dei ricercatori, in vista di una serie di mobilitazioni previste per la primavera, quando la riforma Bernini approderà in Parlamento.
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