È partita dalla morte di Viola Minguzzi, una donna di 49 anni deceduta per overdose nell'aprile del 2019 a Granarolo Emilia, nel Bolognese, l'indagine dei carabinieri che ha portato a 12 misure cautelari, emesse a vario titolo per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e detenzione e porto abusivo di armi da sparo e clandestine. Il gip di Bologna, Sandro Pecorella, a conclusione dell'inchiesta, ha emesso tre misure cautelari in carcere, quattro agli arresti domiciliari con braccialetti e cinque misure di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, a cui si aggiungono altri sette avvisi di conclusione indagini. In tutto sono 19 gli indagati avviata nella primavera del 2020 e terminata nel luglio 2022.
I carabinieri di San Lazzaro, guidati da maggiore Giulio Presutti e coordinati dal pm Flavio Lazzarini, della Dda di Bologna, hanno individuato due diversi gruppi di spacciatori. Il trait d'union tra i due gruppi era un ex avvocato di 48 anni, residente a Bologna ma di origine umbra, recentemente radiato dall'albo a seguito di un'altra indagine della Squadra Mobile.
Ai vertici del primo gruppo di spacciatori, tutti marocchini, c'erano tre grossisti che per lo spaccio al dettaglio si avvalevano di una banda basata tra San Benedetto Val di Sambro e Firenzuola. Vendevano hascisc e marijuana, ma anche cocaina e per custodire la droga utilizzavano nascondigli nei boschi dell'Appennino.
Oltre a loro, i militari hanno individuato un secondo gruppo, guidato da un 25enne bolognese, che operava nel quartiere Santa Viola.
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