"Riteniamo che il braccialetto elettronico sia una misura assolutamente utile. Però ci sono delle criticità che si è tentato di colmare anche con l'intervento del 2024; ci sono degli aspetti tecnici che noi chiediamo vengano colmati poiché sono troppe le donne che purtroppo sono morte nel momento in cui sono messe nelle mani dello Stato". Lo ha detto la presidente dell'associazione nazionale delle volontarie del Telefono Rosa, l'avvocato Antonella Faieta durante la sua audizione in commissione Giustizia del Senato in merito all'indagine conoscitiva in materia di misure cautelari alternative alla custodia cautelare in carcere.
"Chiediamo che sia data una priorità allo studio e all'applicazione - ha aggiunto - di tutti gli strumenti idonei. E' stato disposto che nelle 48 ore si debba fare un accertamento anche fisico del luogo dove si trova l'uomo per vedere se è idoneo, se ci sono le caratteristiche tecniche che consentano sia l'attivazione che il controllo dello strumento".
Secondo la presidente nelle 48 ore successive alla denuncia della donna che ha subito violenza "bisogna che ci sia questa relazione, poiché la donna è vulnerabile e troppo spesso ci sono delle attese troppo lunghe in quel momento. Qualche magistrato ci ha detto che ha trovato addirittura una soluzione facendo controllare il luogo dove si trova la donna in quel momento e attivando le forze dell'ordine con controlli più specifici. Ma questo non è sufficiente, dobbiamo intervenire immediatamente. Gli strumenti devono essere funzionanti e bisogna che vengano disposte delle risorse maggiori".
"E' importante perché questi fatti avvengono - ha sottolineato Faieta - quando la donna ha chiesto aiuto allo Stato. Noi stesse operatrici dei centri antiviolenza le accompagniamo in queste denunce, ma se poi le mettiamo a rischio ci rendiamo conto che anche per noi è veramente difficile il lavoro che facciamo. E' vero ci sono le case rifugio, ma non possono essere la soluzione. La soluzione, ed è questo che chiediamo, è che siamo messe a disposizione intanto maggiori strumenti, perchè con la legge Roccella sono aumentate le richieste, ma questi strumenti e devono essere contornati da tutte le misure idonee per il loro controllo perché altrimenti potremmo avere l'effetto contrario che la donna si senta al sicuro perché c'è il braccialetto, si senta di potersi muovere in piena libertà sapendo che il braccialetto l'avviserà. Se invece questo non succede ci possono essere delle esposizioni maggiori di messa a rischio".
"Gli ordini di protezione vengono attuati sia dal magistrato civile sia del magistrato penale. Abbiamo visto che l'ordine di allontanamento arriva prima dal giudice civile rispetto al giudice penale. Ma per il giudice civile non è stata prevista la possibilità di applicazione del braccialetto elettronico, essendo la misura sottoposta al consenso di chi deve portare il braccialetto elettronico noi riteniamo utile prevedere che anche il giudice in sede civile nel momento in cui applica un ordine di protezione possa applicare anche il braccialetto elettronico". ha aggiunto Faieta.
"Abbiamo avuto dei casi, che abbiamo seguito come parte civile con il Telefono rosa, in cui la reazione violenta - ha spiegato - è scaturita nel momento della richiesta della separazione, quindi anche prima di una denuncia".La presidente ha, inoltre, chiesto "di mettere a disposizione persone formate per la valutazione del rischio".
"Lo studio non deve essere fatto non solo a livello tecnico - ha puntualizzato - ma anche valutare ogni volta la situazione di rischio che vive quella persona in base alla situazione socio-ambientale del reo e delle caratteristiche specifiche di quel reo, dei precedenti, dei comportamenti che ha attuato ed anche di tutta la situazione sociale che vive in quel momento la donna."
"Quello che chiediamo non è soltanto una analisi tecnica, ma un'analisi specifica della valutazione del rischio. Noi riteniamo che in Italia sia necessario questo: approfondire per la violenza di genere gli studi e le persone che si occupano di questo sia la polizia giudiziaria, sia i magistrati con una competenza specifica sulla capacità della valutazione del rischio. E' questo che molto spesso manca e questo è il vulnus che - ha concluso - ha generato queste situazioni drammatiche".
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