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La Via Crucis di Pierre Buraglio alla chiesa della Trinità dei Monti

La Via Crucis di Pierre Buraglio alla chiesa della Trinità dei Monti

Inaugurata con un concerto gratuito e aperto a tutti alle 20.30

28 gennaio 2025, 13:43

Redazione ANSA

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Pierre Buraglio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Pierre Buraglio - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Bisogna essere assolutamente moderni". Fra Renaud Escande, l'amministratore dei Pii Stabilimenti di Francia a Roma e Loreto, fa sua l'esortazione di Arthur Rimbaud e scommette sull'iconicità e l'assoluta contemporaneità della Via Crucis di Pierre Buraglio - artista francese di origini italiane le cui opere sono esposte anche a Notre-Dame a Parigi - che sarà inaugurata stasera alla chiesa della Trinità dei Monti a Roma con un concerto, alle 20.30, gratuito e aperto a tutti e preceduto alle 18.30 dalla messa e dalla benedizione dell'Opera.

"Niente nasce o rinasce se non dalla vita. Anche la tradizione... Queste parole - spiega Fra Renaud Escande - vorrei proporle come motto e programma per i Pii Stabilimenti. Scommettere sempre sul proprio tempo, per riscoprire il passato senza mai cristallizzarlo e aprirsi all'avvenire senza fantasticarlo troppo. Scommettere che l’arte, che assaggia sempre un po’ della sua epoca, abbia qualcosa da dire alla Chiesa che cerca, lei, di parlare senza sosta ai suoi contemporanei. Forse è così che si deve intendere la sublime esortazione "Bisogna essere assolutamente moderni", preservandoci così sia dalla tentazione museale che da una eterna fuga in avanti. Pierre Buraglio, nella sua Via Crucis, alla Trinità dei Monti ha fatto opera di tradizione. Il risultato è sorprendente!".

Per questa Via Crucis, l'artista ha realizzato 14 stazioni in lamiera smaltata e ne ha parlato in un'intervista con l'ANSA.

'Dice di non essere un uomo di fede. Cosa l'ha spinta verso questa opera?'. 'Effettivamente non sono un uomo di fede, ma ho una buona conoscenza dei Vangeli, e il discorso che vi è contenuto mi si addice eticamente, poiché vi trovo una portata universale al di là della cristianità. Sul piano strettamente artistico, realizzare un'opera in una delle chiese più belle di Roma, accanto a Daniele da Volterra e tanti altri, è ovviamente un onore.

'E' stato ben accettato il suo lavoro?' Per quanto riguarda la ricezione dell'opera, essa è stata positiva per il committente, l'amministratore dei Pii Stabilimenti di Francia a Roma e Loreto, fra Renaud Escande, che l'ha approvata, così come da altri Domenicani che hanno avuto modo di visionare i disegni preparatori. Il dialogo con loro è stato del tutto costruttivo, e ho infatti accolto alcune delle loro osservazioni, sia riguardo al contenuto che alla forma. Attendiamo l'inaugurazione per conoscere il giudizio del pubblico... l'economia dei mezzi e il carattere molto laconico del mio lavoro, incentrato qui sul racconto della Passione, potrebbe sorprendere, se non deludere, lo metto in conto, ma credo che esso sia in dialogo con il luogo, la sua architettura e le sue opere. Alla profusione di forme e colori della Trinità dei Monti, ho voluto rispondere con una certa 'cancellazione' e una forma di silenzio.

'Che posto ha avuto questa opera nella sua lunga e fortunata carriera?' Questa opera è il primo incarico che mi viene affidato in un paese, l'Italia, al quale sono molto legato culturalmente e personalmente (anche se ho già avuto l'occasione di esporre a Perugia, Pavia o Milano in passato). Questo incarico, in questa fase della mia vita e del mio percorso artistico, rappresenta effettivamente un certo culmine. Tanto per il disegno stesso quanto per la sua collocazione in questo spazio monumentale, questo lavoro si inserisce nella continuità delle mie realizzazioni precedenti in spazi pubblici o cultuali, altrettante esperienze che lo hanno arricchito.'Quali sono i suoi progetti futuri?' Recentemente ho esposto al museo di Grenoble attorno al pittore francese Philippe de Champaigne. Attualmente espongo al museo delle Belle Arti di Lione, riguardo all'artista spagnolo Zurbaran, su cui ho lavorato, e anche al museo Fabre di Montpellier. Tre dei miei arazzi sono attualmente esposti nella Cattedrale di Notre-Dame di Parigi in occasione della riapertura dopo i lavori di restauro. Esporrò più avanti nell’anno al Museo delle Belle Arti di Orléans, così come al Museo d'Arte Sacra di Paray-le-Monial. Quest'anno è particolarmente intenso! Questa opera realizzata a Roma mi fa sperare di ricevere altre incarichi contestuali di questo tipo, proprio perché sono vincolanti per un pittore, e penso che il vincolo sia una fortuna per un artista.

'Cosa rappresentano per lei Roma e l'Italia e a cosa è più affezionato?' La mia famiglia paterna è originaria della Lombardia, e sono profondamente influenzato dall'arte italiana, in particolare da pittori come Piero della Francesca, fino a Renato Guttuso. Conosco un po' la lingua e ho letto autori come Cesare Pavese, la poesia di Leopardi, Italo Calvino, Moravia e, naturalmente, Gramsci. Questa influenza dell'Italia ha attraversato così la mia vita e il mio lavoro. Molto modestamente, mi sono sforzato di prendere il mio posto nella grande tradizione iconografica italiana, cercando di inserirvi con i mezzi di oggi, senza pathos inutile.

'Un'opera come la sua può essere un modo per avvicinare ai grandi temi come la pace, la fratellanza tra i popoli, l'allontamento da ogni forma di violenza i più giovani?' Non lo so, ma posso sperare che il carattere universale di questo "Rabbi Galileo" che fu Gesù, un giusto, possa, attraverso il suo martirio, diventare un riferimento universale contro le tirannie, per la pace.

Le opere di Buraglio sono esposte in numerosi luoghi in Francia, tra cui la Cattedrale di Notre-Dame di Parigi, dove tre dei suoi arazzi sono attualmente visibili ed esposti in occasione della riapertura del monumento dopo i lavori di restauro. Recentemente, ha esposto al Museo di Grenoble, con una mostra incentrata sul pittore francese Philippe de Champaigne, e attualmente è in mostra al Museo delle Belle Arti di Lione, in occasione di una retrospettiva dedicata all'artista spagnolo Zurbarán, su cui ha avuto il piacere di lavorare, e anche al Museo Fabre di Montpellier. 

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