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Sake sommelier svelano mixology d'Oriente e fermentati nipponici

Sake sommelier svelano mixology d'Oriente e fermentati nipponici

Da dicembre bevanda è in lista Patrimonio immateriale Unesco

ROMA, 18 febbraio 2025, 16:36

Redazione ANSA

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I cocktail di Sake Boutique a Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

I cocktail di Sake Boutique a Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

 - Anche in Italia il sake comincia a far capolino a pasto, servito freddo, in abbinamenti versatili che spaziano dal pesce, alle carni bianche fino al dessert. E dopo aver guadagnato un posto, il 4 dicembre scorso, nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Unesco, l'alcolico da fermentazione giapponese è di tendenza anche come ingrediente principale di drink, speziati o floreali. A favorire questa gloria crescente, spiegano da Sake Boutique a Roma, l'arrivo delle macchine di lavorazione del riso che, a partire dagli anni '60, hanno permesso una levigatura del riso a livelli anche molto alti e di conseguenza l'ottenimento di sake più delicati e aromatici (ginjoshu) o molto aromatici (daiginjoshu), che danno il meglio se consumati freschi. I numeri economici riflesttono il crescente appeal della mixology d'Oriente che vede persino proporre nei locali di tendenza la figura del Sake sommelier.


    La Japan Sake and Shochu Makers Association ha in questi giorni annunciato che nel 2024 il valore totale delle esportazioni ha raggiunto i 43,5 miliardi di JPY, con numeri da record in 80 paesi, pari a un aumento del 6% rispetto all'anno precedente. Ci si aspetta che il mercato globale del sake raggiunga i 10,7 miliardi di dollari entro il 2028 e in Europa la domanda non è mai stata così alta.

   Già nel 2018, l'Italia aveva superato il Regno Unito, diventando il primo paese europeo per importazioni di sakè, con oltre 388.000 litri consumati.Tuttora è tra i Paesi europei con import maggiore, in un testa a testa con il Regno unito. Inoltre nel 2019 è iniziata a Feltre, in provincia di Belluno, la produzione di un sake tutto italiano da parte di Riso Sake, la prima sakagura in Italia che ha così abbracciato la secolare produzione giapponese e l'antica tradizione risicola pavese. Eventi come il "World Sake Day", celebrato il 1° ottobre, hanno contribuito poi a diffondere questa cultura.
    Insieme a iniziative come la Milano Sake Challenge, in scena tra il 20 dicembre 2024 e il 15 gennaio 2025, preceduta dai Sake Days, a Firenze, dal 30 settembre al 6 ottobre 2024, quando la Scuola Italiana Sake, ha messo in cartellone degustazioni, masterclass e approfondimenti sulla bevanda.

    Per quanto riguarda le preferenze dei consumatori italiani, secondo un'analisi di Sake Company, si osserva una predilezione per i gusti che virano più sul cereale, come i jummai e per i sake più aromatici fruttati e floreali chiamati Ginjo. In particolare, il gusto umami ha registrato un incremento significativo, con un aumento del 106,7% a valore e del 31,3% a volume. In definitiva, il sakè non è soltanto una tendenza, ma un autentico fenomeno culturale e sociale. "La sua crescente diffusione globale sta creando legami tra culture diverse, dimostrando il potere della gastronomia e delle bevande di unire e favorire la condivisione" sottolineano Yuri e Giovanni Zhou, affiancati dai soci Alessandro Hong e David Giannini, titolari dei tre ristoranti Sushi e Noodles, presenti a Roma dal 2013, con le sedi di Aventino, Prati e Tuscolana. La nuova insegna nella Capitale è "Sakè Boutique Izakaya", una sorta di pub nipponico che permette di conoscere la cucina casalinga tradizionale in abbinamento a etichette di sake e distillati nipponici. Nulla a che vedere con sushi factory ma una reinterpretazione contemporanea degli izakaya, (osterie nipponiche dove si va dopo il lavoro), per chi desidera approfondire il fenomeno dei fermentati del Sol Levante, in un contesto informale, un ponte enogastronomico per celebrare il piacere della conoscenza e della convivialità.
   
   

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