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Lavoro, competenze digitali avanzate contano più della laurea

Lavoro, competenze digitali avanzate contano più della laurea

Studio di Irvapp-Fbk e UniTrento, in Italia titolo paga ancora

TRENTO, 19 febbraio 2025, 12:58

Redazione ANSA

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Le competenze digitali avanzate aumentano la possibilità di trovare lavoro, sia per ruoli manageriali sia tecnici, con effetti rispettivamente del +7,6% e del +6,7%, influenzando la valutazione dei reclutatori più del possesso della laurea (+3%,). Lo rivela una indagine comparata tra Italia, Germania e Regno Unito condotta da Fbk e Università di Trento. Lo studio dice anche nel Regno Unito le capacità informatiche contano più della laurea, mentre il titolo terziario paga ancora in Germania e, soprattutto, in Italia (4,58%).

Le competenze digitali devono andare ben oltre l'uso aziendale dei sistemi operativi, dei social network e di internet: devono essere "abilità specifiche". Tra queste, l'indagine individua la capacità di usare linguaggi di programmazione avanzata, di utilizzo di software scientifico-statistici, di gestione di progetti e social media, di piattaforme di cloud computing e di tecnologie di elaborazione dei Big data, di conoscenza di algoritmi, strutture dati e basi dei sistemi distribuiti.

I gruppi di lavoro del Centro per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche della Fondazione Bruno Kessler (Fbk) e del Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento hanno coinvolto per ciascun oltre 700 reclutatori e dirigenti del ramo delle risorse umane ai quali è stato chiesto di giudicare quattro diversi profili professionali e tre differenti livelli di padronanza delle competenze digitali (avanzato, intermedio e base).

"Lungi dal creare disoccupazione tecnologica, l'innovazione e le competenze digitali aiutano a creare lavoro qualificato e a favorire il matching fra domanda e offerta di lavoro", ha osservato Paolo Barbieri, professore di sociologia economica all'Università di Trento e coordinatore Csis, promotore della ricerca, assieme al professor Antonio Schizzerotto.

"Entro il 2030 l'intelligenza artificiale varrà il 3,5% del Pil mondiale, mentre aumenteranno i posti di lavoro in settori quali artificial intelligence, big data, coding, cybersecurity, internet of things e sviluppo di applicazioni mobili", ha sintetizzato Alessio Tomelleri, ricercatore di Fbk-Irvapp.

   

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