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Il cervello più giovane grazie a una rete efficiente di spazzini

Il cervello più giovane grazie a una rete efficiente di spazzini

Test sui topi, possibili terapie per Alzheimer

19 aprile 2025, 16:59

di Leonardo De Cosmo

ANSACheck
L 'invecchiamento compromette i vasi linfatici (verde) nelle meningi (blu) (fonte: Kyungdeok Kim) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'invecchiamento compromette i vasi linfatici (verde) nelle meningi (blu) (fonte: Kyungdeok Kim) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ripulire la rete di vasi sanguigni che circonda esternamente il cervello migliora le capacità del più complesso degli organi e lo mantiene giovane: è la scoperta fatta sui topi dallo studio guidato da Kyungdeok Kim, dell’Università di Washington a St. Louis, e pubblicato sulla rivista Cell. Il risultato potrebbe aiutare a sviluppare nuove terapie per contrastare patologie come l'Alzheimer.

Portare farmaci nelle cellule all’interno del cervello umano è una sfida praticamente impossibile perché il cervello è protetto da una sorta di servizio di sicurezza impenetrabile, detta barriera ematoencefalica, che controlla in modo rigoroso tutto quel che potrebbe passare attraverso i vasi sanguigni e impedisce il passaggio di molecole indesiderate.

La recente scoperta di una rete di vasi sanguigni esterna al cervello, detti vasi linfatici della meninge, potrebbe dimostrarsi utile per dare un supporto indiretto al corretto funzionamento delle cellule cerebrali. I ricercatori hanno infatti testato sui topi una molecola capace di potenziare la crescita di questi vasi linfatici esterni, in modo da favorire il drenaggio e l’eliminazione dei rifiuti molecolari tipici dell’invecchiamento delle cellule.

I test cognitivi sui topi anziani trattati dimostrano che lo sviluppo dei vasi esterni ha permesso di migliorare la memoria. “Prendere di mira i vasi linfatici più facilmente accessibili che si trovano all'esterno del cervello – ha detto Jonathan Kipnis, uno dei coordinatori dello studio – potrebbe rivelarsi una nuova entusiasmante frontiera nel trattamento dei disturbi cerebrali”.

Secondo i ricercatori i miglioramenti della memoria sarebbero dovuti a una più efficace eliminazione dei rifiuti anche dai neuroni cerebrali non direttamente toccati dalla rete di vasi sanguigni più esterni. Migliorare il ‘traffico’ dei rifiuti nella rete esterna renderebbe dunque più efficace l’eliminazione dei rifiuti anche dalla rete oltre la barriera ematoencefalica. “Non siamo in grado di riportare in vita i neuroni – ha aggiunto Kipnis – ma potremmo essere in grado di garantire il loro funzionamento più ottimale attraverso la modulazione dei vasi linfatici della meninge”.

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