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Parkinson, ricostruito il circuito alla base della rigidità muscolare

Parkinson, ricostruito il circuito alla base della rigidità muscolare

Potrebbe essere il punto di partenza per nuove terapie

31 gennaio 2025, 10:47

di Benedetta Bianco

ANSACheck
La rigidità muscolare è uno dei sintomi principali del Parkinson (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La rigidità muscolare è uno dei sintomi principali del Parkinson (fonte: Pixabay) - RIPRODUZIONE RISERVATA

È stato finalmente ricostruito il meccanismo alla base della rigidità muscolare nella malattia di Parkinson, uno dei sintomi principali insieme al tremore e ai movimenti rallentati: il responsabile sembra essere un circuito finora sconosciuto presente nel sistema nervoso, che collega tra loro il tronco encefalico e il cervelletto, due regioni del cervello, con il midollo spinale.

La scoperta, che potrebbe essere il punto di partenza per nuove terapie, si deve allo studio internazionale guidato dall’Università Sapienza di Roma e pubblicato sulla rivista Movement Disorders, al quale ha contribuito anche l'Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di Pozzilli (Isernia). La levodopa, considerata un farmaco ‘miracoloso’ per il Parkinson, rappresenta attualmente il trattamento più efficace per gestire la rigidità muscolare, eppure non sono stati fatti finora studi per chiarire i meccanismi alla base dell’efficacia di questo farmaco.

Per colmare questa lacuna, i ricercatori coordinati da Antonio Suppa hanno utilizzato un innovativo approccio che combina strumentazioni robotiche con analisi effettuate sui pazienti in maniera non invasiva. I sintomi sono poi stati valutati sia a circa 1-2 ore dall’assunzione della levodopa, sia dopo un periodo di tempo più prolungato, ad almeno 12 ore dall’ultima assunzione del farmaco. “Abbiamo dimostrato che la rigidità muscolare dipende da un riflesso specifico – dice Suppa – che nei pazienti affetti da malattia di Parkinson risulta alterato. La levodopa riduce significativamente questa anomalia ripristinando degli schemi di attivazione più simili a quelli fisiologici”. Sulla base dei risultati ottenuti, gli autori dello studio hanno poi individuato un nuovo circuito nervoso che è influenzato dalla dopamina, un neurotrasmettitore, e che potrebbe essere il bersaglio per nuovi trattamenti.

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