Emancipate, indipendenti, a volte spregiudicate, consapevoli della loro autonomia: le donne del Futurismo reagirono con i fatti alla misoginia programmatica annunciata nel 1909 da Filippo Tommaso Marinetti con il suo Manifesto. La risposta puntava alla conquista di spazi e libertà di azione. L'altra metà dell'avanguardia, rimasta in ombra per lungo tempo, è stata indagata in mostre e studi già dalla fine degli anni '70. Con "L'elica e la luce. Le futuriste.
1912-1944", dal 9 marzo al 10 giugno, il Museo d'Arte di Nuoro ha il merito di aver messo insieme per la prima volta storie e percorsi di 26 artiste diversissime tra loro, famose o nascoste nell'anonimato, che da Trieste alla Sicilia hanno lasciato un segno nel panorama culturale della prima metà del Novecento. Il "disprezzo della donna" proclamato da Marinetti nel 1909 va letto in chiave "antisentimentalista e antipassatista" contro l'immagine femminile imposta dalla tradizione, spiega Raffaella Resch, curatrice della rassegna insieme con Chiara Gatti. Alle futuriste non interessava una parità sancita per statuto, ma l'apertura totale al loro intervento nella teoria e nella pratica artistica. La loro produzione letteraria, ad esempio, è uno degli aspetti inediti della mostra: le donne scrivono romanzi e poesie in modo uguale se non maggiore rispetto ai loro colleghi. Le oltre cento opere esposte - dipinti, sculture, espressioni di arte applicata, scrittura, illustrazione, danza, teatro e cinema - consentono una "visione corale completamente innovativa" sulla attività interdisciplinare delle esponenti dell'avanguardia.
Un caso a parte è Valentine de Saint Point, artista e ballerina fuori dagli schemi, due matrimoni e tanti uomini. E' lei che nel 1912 risponde a Marinetti pubblicando a Parigi il Manifesto della donna futurista in cui ribalta ogni stereotipo: "è assurdo dividere l'umanità in donne e uomini: essa è composta soltanto di femminilità e mascolinità", "ogni donna deve possedere non solo virtù femminili, ma qualità virili, altrimenti è una femmina. L'uomo che possiede solo la forza maschia, senza l'intuizione, non è che un bruto", "le donne sono le guerriere che combattono con più ferocia dei maschi", "la donna "deve essere o madre o amante". Un anno dopo darà scandalo con il provocatorio "Manifesto della lussuria". Altro che femminismo - considerato "un errore politico" - la visione va oltre.
Figura-chiave del Movimento è la stessa Benedetta Cappa, compagna e poi moglie di Marinetti, che "mantiene una autonomia creativa di artista totale in diversi ambiti", tiene testa al marito, di venti anni più grande di lei, ed è pittrice innovativa di grandi capacità. Suo è uno dei pezzi forti in esposizione,"Cime arse di solitudine" grande olio su tela del 1936. "L'uso del corpo quale luogo di sperimentazione espressiva, attraverso le diverse potenzialità fisiche ampliate da un apparato percettivo, arricchito da sempre nuove e diverse esperienze, è forse il contributo più determinante delle donne futuriste - osservano i curatori -. Parte della retorica maschilista ed eroica del movimento, l'esperienza del volo costituirà una sorta di rituale d'iniziazione a cui le donne non si sottrarranno, desiderose di acquisire sensazioni inedite e volgerle verso nuovi punti di vista". Sul palcoscenico una delle star è Maria Ricotti, interprete del Théâtre de la Pantomime Futuriste, fondato nel 1927 da Enrico Prampolini alla Madeleine di Parigi e diretto da entrambi. Per la fotografia, spicca la triestina Wanda Wulz che alla Mostra fotografica futurista del 1932 nella sua città riprende gli studi sul fotodinamismo di Bragaglia degli anni Dieci ma costruisce i suoi scatti mettendo, al centro dell'attenzione, appunto, il volto e il corpo. Chiara Gatti sottolinea come l'attività delle artiste del Futurismo, "specificamente nella ricerca estetica, l'indagine sulla forma, lo spazio, il dinamismo, sia stata pari ('né superiore né inferiore'), per qualità e intuito, ai risultati dei colleghi maschi". Giancarlo Carpi osserva che se non hanno avuto un peso decisivo in alcune novità estetiche e tecniche del Futurismo, le donne "hanno interpretato, nel loro insieme, in modo più profondo e completo rispetto agli uomini, l'ambito specifico della interdisciplinarietà, molte artiste furono scrittrici e pittrici, illustratrici, performer o paroliberiste".
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