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Il magico potere degli abbracci, l'empatia in ogni cultura

Il magico potere degli abbracci, l'empatia in ogni cultura

Abbracciare gli alberi, consolare, accogliere, il gesto che fa bene a chi li riceve e a chi li offre

18 gennaio 2025, 16:23

Redazione ANSA

ANSACheck
Una madre abbraccia accogliente la figlia foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una madre abbraccia accogliente la figlia foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Quanto fanno bene gli abbracci? Tantissimo. Rappresentano un gesto universale di affetto e connessione umana, hanno un ruolo fondamentale per il benessere psicologico e fisico non solo di chi li riceve, ma anche di chi li offre. “Gli abbracci costituiscono un vero e proprio mezzo di comunicazione non verbale per esprimere vicinanza emotiva e conforto; inoltre, essi contribuiscono a trasmettere sentimenti complessi, come empatia e sicurezza, arricchendo il dialogo tra le persone grazie all’intimità del contatto fisico” afferma Esteban Touma Portilla, di Babbel in occasione della Giornata mondiale dell’abbraccio il 21 gennaio.

Come cambiano gli abbracci da cultura a cultura?

Gli abbracci sono universali, ma le norme che li contraddistinguono differiscono da paese a paese. Se nel Mediterraneo e in America latina è usuale abbracciarsi non solo con familiari ed amici, ma anche con colleghi e conoscenti, spesso accompagnando il gesto con uno o più baci (ad esempio, il “bisè” in Francia consiste in un abbraccio seguito da due baci), nell’Europa centro-settentrionale ed orientale e in America settentrionale gli abbracci sono meno frequenti e riservati a contesti intimi con i propri cari: in questi Paesi si preferisce infatti la stretta di mano in contesti professionali o con persone appena conosciute. Anche in Asia e in Africa settentrionale gli abbracci e più in generale, le manifestazioni pubbliche di affetto non sono particolarmente comuni, considerate persino inappropriate. Inoltre, in alcune lingue del mondo non esiste una parola specifica per indicare l’“abbraccio”, ma il concetto è espresso attraverso gesti fisici come, per esempio, il “Kunik” degli Inuit (strofinare i nasi) o l’“Hongi” dei Māori (avvicinare naso e fronte a quelli della persona che si vuole “abbracciare”).


Dagli orsi agli alberi, fino ai fratelli: i termini per descrivere varie tipologie di abbracci

Ogni gesto d'affetto porta con sé una serie di implicazioni e ogni termine consente di cogliere sfumature emotive e sociali diverse, offrendo uno sguardo sulle molteplici dimensioni degli abbracci:

Bear hug: traducibile come “abbraccio dell’orso”, questo termine è impiegato per descrivere in modo metaforico una stretta avvolgente e particolarmente energetica. Nonostante sia usato comunemente per indicare un abbraccio “caloroso”, il termine ha origini che risalgono alla lotta libera nel Seicento: si tratta di una mossa specifica in cui il lottatore afferra l’avversario con entrambe le braccia ed esercita pressione cercando di “stritolarlo”. Il termine è infatti ancora presente nel vocabolario tecnico del wrestling moderno.
Tree hugging: questa espressione indica l’atto di abbracciare gli alberi, un gesto simbolico di connessione con la natura e che rappresenta l’impegno attivista per salvaguardare l’ecosistema naturale. Sebbene la pratica abbia origini remote nelle culture indigene, il gesto ha poi acquisito notorietà solo nel XVIII secolo, quando, in India, un gruppo di donne note come “Chipko” (che in Hindi significa “aggrapparsi”) abbracciarono degli alberi per impedire il loro abbattimento. Oltre alla connotazione ambientalista, il termine viene anche impiegato in silvoterapia, una pratica terapeutica che prevede di cingere gli alberi con le braccia per favorire il trasferimento di energie positive.
Umarmung e Knuddeln: queste parole tedesche vengono impiegate per definire due tipologie diverse di abbraccio. “Umarmung” (la cui radice deriva dal verbo “umarmen”, composto da “um-”, “attorno”, e da “armen”, “braccia”) indica l’azione di abbracciare qualcuno, sia in contesti formali, come in ambito lavorativo, sia in situazioni informali. “Knuddeln” ha invece un’accezione più intima ed affettuosa e viene utilizzato per descrivere un abbraccio caloroso e tenero; è infatti spesso associato al concetto di coccola.
XOXO: per trasmettere l’idea di un abbraccio affettuoso anche online (dai messaggi ai social media), nei paesi anglofoni si usa il simbolo grafico “XOXO”, che sta per “kisses and hugs” (“baci e abbracci”). La lettera “X” simboleggia un bacio, mentre la “O” un abbraccio. Si pensa che l’espressione abbia origini antiche: con la diffusione del Cristianesimo, la “X” iniziò a rappresentare la croce e poi, nel Medioevo, ad essere utilizzata come firma da parte dei fedeli che non sapevano scrivere; veniva dunque utilizzata per siglare i documenti e le veniva apposto un bacio, in segno di fede. Secondo altre fonti, tuttavia, la X rappresenterebbe la forma delle labbra nell’atto di baciare, anche se questa spiegazione è meno documentata. La lettera “O” è invece interpretata come il gesto di un abbraccio, per via della sua forma circolare che richiama l’idea di avvolgere qualcuno con le braccia, tuttavia l’origine precisa rimane incerta, e alcune teorie la collegano a usi simbolici differenti: si ipotizza che la O possa essere stata scelta come firma dagli immigrati ebrei negli Stati Uniti per evitare l’associazione con il Cristianesimo.
Abrazo de hermano: questo termine spagnolo, traducibile con la frase “abbraccio da fratello”, descrive un gesto affettuoso, ma al contempo informale e rapido, che implica lo scambio di piccole pacche sulla schiena o sulle spalle della persona abbracciata in segno di rispetto, solidarietà e incoraggiamento. Si utilizza per esprimere una connessione emotiva e platonica tra persone che si considerano molto vicine sul piano emotivo, come veri fratelli, anche se non lo sono biologicamente.

Tra bordi e gambe, le espressioni idiomatiche dell’abbraccio da conoscere

Esistono in numerose lingue del mondo espressioni che arricchiscono il significato dell’abbraccio, a volte trasmettendo concetti difficili da tradurre letteralmente. Queste espressioni, oltre a offrire uno sguardo sulle peculiarità linguistiche, riflettono anche aspetti profondi delle tradizioni culturali.

Hug it out: questa espressione informale inglese indica una riconciliazione dopo una discussione o un litigio; letteralmente “abbracciare fuori”, suggerisce che l’abbraccio simboleggia la ritrovata connessione emotiva dopo una situazione di conflitto. Varianti come “make up with a hug” (“fare la pace con un abbraccio”) e “hug it off” (liberarsi dalle emozioni negative con un abbraccio) trasmettono lo stesso concetto: risolvere le divergenze tramite un gesto affettuoso.
Hug the edge: sebbene si possa pensare che questa espressione (traducibile letteralmente come “abbracciare il bordo”) sia legata ad un gesto di affetto, in realtà ha un altro significato. Si usa per esprimere una vicinanza emotiva ad una situazione fuori dalla propria zona di comfort, che non si riesce ad affrontare o superare completamente. In altre parole, si riferisce alla tensione di restare vicini ad un problema senza riuscire a risolverlo.
العناق دفء القلب (Al-'anaq daf' al-qalb): nel dialetto arabo egiziano è uso comune dire che “l’abbraccio è il calore del cuore” per enfatizzare l’importanza degli abbracci come fonte preziosa di calore, amore e felicità, oltre che di espressione di sentimenti molto profondi.
胸に飛び込む (Mune ni tobikomu): quest’espressione giapponese è traducibile letteralmente in italiano come “saltare nel petto”. Metaforicamente, indica l’avvicinarsi a qualcuno con un gesto affettuoso o protettivo, quasi come se si volesse “entrare” nel cuore di quella persona per trovare conforto oppure per esprimere un’emozione intensa e un sentimento molto profondo (quindi un gesto che va oltre il semplice atto di abbracciare, ma che rappresenta una connessione fisica ed emotiva).
Abraçar o mundo com as pernas: quando si dice in portoghese che qualcuno sta “abbracciando il mondo con le gambe”, si intende che la persona sta cercando di gestire troppe attività ed impegni contemporaneamente, trascurando il proprio benessere mentale e faticando nel portare a termine le proprie responsabilità in modo efficace; l’idea che si vuole trasmettere con questa espressione è un avvertimento contro la ricerca eccessiva di controllo, mettendo in evidenza l’impossibilità fisica e mentale di voler gestire tutto da soli.

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