Gli agricoltori Luigina, sui monti del Pasubio, in Trentino e Salvatore, ad Alcamo in Sicilia; Modesto, allevatore e produttore di formaggio in Irpinia; i fratelli Santino e Michele, pescatori e coltivatori di cozze a Taranto e il vignaiolo Lino Maga nell'Oltrepò Pavese, voce narrante. Ritratti, storie, scelte di vita che hanno come filo rosso il rapporto simbiotico con la terra e il mare, tra cucina, difficoltà e gioie quotidiane, tradizione, presente complesso e incognite per il futuro. Sono le guide a cui si affida il dj, scrittore, economista Daniele De Michele, alias DonPasta (definito dal New York Times, "uno dei più inventivi attivisti del cibo") nel suo documentario, I villani, prodotto da Malìa con Rai Cinema, che debutterà come evento speciale delle Notti Veneziane alle Giornate degli Autori, sezione autonoma e parallela della Mostra internazionale del cinema di Venezia, per poi essere distribuito da Zalab.
Attraverso i protagonisti del documentario, "nell'intessersi delicato, talvolta ironico, talvolta doloroso tra i racconti intimi del loro vissuto e il loro cucinare con perizia, intelligenza, senso dell'osservazione - spiega nelle note di produzione De Michele, che alle tradizioni gastronomiche del nostro Paese ha già dedicato vari libri e spettacoli - veniva fuori il senso più profondo della cucina italiana: il suo essere saggia, gustosa, parsimoniosa, rispettosa dei prodotti della terra e del mare".
Ecco i protagonisti del viaggio dall'alba al tramonto nelle vite di persone che non hanno avuto paura di cambiare vita o ricominciare daccapo:
Il quarantenne Modesto Silvestri, allevatore e produttore di formaggi, insieme alla figlia Brenda, diciottenne, intenzionata a viaggiare ma anche a proseguire il lavoro del padre. Modesto rinuncia presto alla grande stalla che aveva costruito con l'idea di arricchirsi per riportare l'azienda familiare a misura d'uomo, e poter seguire di persona tutto il ciclo del latte. Da mucche e pecore portate personalmente a pascolare al produrre ricotta nel salotto di casa. Ricorda con dolore il più grande trauma affrontato nel suo lavoro: aver visto ammalarsi gravemente tutte le sue mucche, che è stato poi costretto a portare al macello.
Luigina Speri, 60 anni. Contadina e allevatrice sui Monti del Pasubio in Trentino. Moglie e madre, sente da subito stretta la vita nei ruoli che le ha assegnato la società. Ha ritrovato la libertà quando ha detto addio alla vita in città (“volevo riscoprire il cambio delle stagioni”) per andare a coltivare ortaggi e erbe selvatiche che poi vende al mercato: “In fondo ce l’ho fatta a realizzare questo sogno di essere contadina, perché è un sogno, il sogno di una donna”. Ha rinunciato all'aiuto di uno dei figli, per evitare che le tensioni che c'erano con lui sul lavoro, si ripercuotessero sul loro rapporto.
Salvatore Fundarò detto Totò, 27 anni. Contadino e stornellatore (come da tradizione famigliare) ad Alcamo in Sicilia. Sfidando i genitori, contadini come lui, porta avanti un'agricoltura naturale, senza l'uso di 'aiuti' chimici' per far arrivare il buon cibo, "non solo ai ricchi". La vita dura e spesso, per forza di cose, solitaria che conduce ha messo più volte a rischio il suo matrimonio con Angela. La moglie però gli resta accanto e gli ha dato due bambini. Tra i riti irrinunciabili, la pastasciutta domenicale preparata con i frutti del lavoro di Salvatore. Dal grano che porta personalmente a macinare ai pomodori imbottigliati. Contesta l'idea che rispettare le tradizioni voglia dire non guardare al presente: “non puoi andare verso il futuro dimenticandoti il passato” spiega.
Michele e Santino Galasso, fratelli pescatori a Taranto dove dividono da sempre le giornate in quel mare, che in ogni momento, inaspettatamente può costringerti a dover lottare per salvarti. Insieme passano le giornate tra risate e aneddoti, lanciando le reti, controllando e portando a vendere i mitili del loro allevamento di cozze, realizzato nel rispetto dell'ecosistema. Michele è contento di poter pagare gli studi alle figlie, affinché possano prendere liberamente altre strade anche con la consapevolezza che “la pesca sta morendo, ma – precisano i due fratelli - non moriremo con l’acqua di mare”.
Lino Maga. Vignaiolo nell'Oltrepò Pavese. Amato da Pertini, Veronelli e Brera è un antesignano dei vini naturali. Con le sue riflessioni sulla vita e le scelte fatte, è la voce narrante della storia.
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