E' frutto della "somma di leggere
inadempienze dei propri doveri, da parte di tutti, e di una
lacunosa manutenzione decennale della parte crollata" la morte
di Salvatore Giordano, lo studente 14enne di Marano di Napoli
morto in ospedale a causa delle gravi ferite alla testa causate
da un grosso frammento staccatosi dalla Galleria Umberto I di
Napoli quasi dieci anni fa, nel luglio del 2004. A sostenerlo è
il sostituto procuratore generale di Napoli Maria Aschettino che
oggi ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado alla
Corte di Appello davanti alla quale è in corso il processo per
la morte del giovane.
Con la sentenza emessa nel settembre del 2022 il giudice
monocratico Barbara Mendia ha ritenuto responsabili gli
amministratori dei condomini dai quali si staccò la porzione che
provocò la morte dello studente: a due anni di reclusione
vennero condannati Mariano Bruno ed Elio Notarbartolo, ad un
anno e 2 mesi Marco Fresa; pena 2 anni di reclusione per il
dirigente comunale Giovanni Spagnuolo e 1 anno e due mesi per il
tecnico comunale Franco Annunziata.
Secondo la Procura Generale, la morte di Salvatore è stata
preceduta non da segnali ma "da sirene d'allarme", rimaste
inascoltate. Inoltre la sua è stata una morte da eroe ha
evidenziato il magistrato perché il grave ferimento è frutto
anche del tentativo di salvare l'amico che con lui stava
passeggiando lungo via Toledo, quel tragico giorno.
In relazione al gesto di Salvatore Giordano l'avvocato Sergio
Pisani, che difende la famiglia, ha chiesto che gli venga
riconosciuta la medaglia al valore civile.
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