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Al San Ferdinando di Napoli Oylem Goylem di e con Moni Ovadia

Al San Ferdinando di Napoli Oylem Goylem di e con Moni Ovadia

Nello spettacolo la condizione universale dell'Ebreo Errante

NAPOLI, 09 novembre 2023, 10:22

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ritorna a Napoli, nella programmazione del Teatro San Ferdinando, l'artista, attore, compositore e regista Moni Ovadia protagonista con la sua Moni Ovadia Stage Orchestra, per tre sere - il 10, l'11 e il 12 novembre, rispettivamente alle 21, alle 19 e alle 18 - dello spettacolo cult Oylem Goylem (Mondo scemo in lingua Yiddish) da egli scritto, diretto e interpretato, accompagnato dai musicisti Michele Gazich (al violino), Giovanna Famulari (al violoncello), Massimo Marcer (alla tromba), Gian Pietro Marazza (alla fisarmonica), Marian Serban (al cymbalon). Lo spettacolo, che al suo debutto nel 1993 impose definitivamente Ovadia all'attenzione del vasto pubblico, viene ripreso per il suo trentennale e l'attualità dei suoi temi, su produzione Corvino Produzioni, CTB Centro Teatrale Bresciano.
    "La lingua, la musica, e la cultura Yiddish, quell'inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell'Ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al centro di Oylem Goylem; lo spettacolo ha la forma classica del cabaret comunemente inteso", si afferma alla vigilia. Alterna, infatti, brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni che l'abilità dell'intrattenitore rende vivaci. Ma la curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer la musica.
    Moni Ovadia e i suoi musicisti, si evidenzia ancora, "danno vita a una rappresentazione basata sul ritmo, sull'autoironia, sull'alternanza continua di toni e di registri linguistici, dal canto alla musica; una grande carrellata di umorismo e chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità zingare". Uno spettacolo che "sa di steppa e retrobotteghe, di strade e sinagoghe". Tutto questo è ciò che Moni Ovadia chiama il "suono dell'esilio, la musica della dispersione": in una parola della diaspora. La Moni Ovadia Stage Orchestra si rifà alla tradizione della musica klezmer nell'incrocio di stili, nell'alternanza continua dei toni e degli umori che la pervadono.
   

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