Ritorna a Napoli, nella
programmazione del Teatro San Ferdinando, l'artista, attore,
compositore e regista Moni Ovadia protagonista con la sua Moni
Ovadia Stage Orchestra, per tre sere - il 10, l'11 e il 12
novembre, rispettivamente alle 21, alle 19 e alle 18 - dello
spettacolo cult Oylem Goylem (Mondo scemo in lingua Yiddish) da
egli scritto, diretto e interpretato, accompagnato dai musicisti
Michele Gazich (al violino), Giovanna Famulari (al violoncello),
Massimo Marcer (alla tromba), Gian Pietro Marazza (alla
fisarmonica), Marian Serban (al cymbalon). Lo spettacolo, che al
suo debutto nel 1993 impose definitivamente Ovadia
all'attenzione del vasto pubblico, viene ripreso per il suo
trentennale e l'attualità dei suoi temi, su produzione Corvino
Produzioni, CTB Centro Teatrale Bresciano.
"La lingua, la musica, e la cultura Yiddish,
quell'inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco,
russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell'Ebreo
errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al
centro di Oylem Goylem; lo spettacolo ha la forma classica del
cabaret comunemente inteso", si afferma alla vigilia. Alterna,
infatti, brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni
che l'abilità dell'intrattenitore rende vivaci. Ma la curiosità
dello spettacolo sta nel fatto di essere dedicato a quella parte
della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer
la musica.
Moni Ovadia e i suoi musicisti, si evidenzia ancora, "danno
vita a una rappresentazione basata sul ritmo, sull'autoironia,
sull'alternanza continua di toni e di registri linguistici, dal
canto alla musica; una grande carrellata di umorismo e
chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una
musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità
zingare". Uno spettacolo che "sa di steppa e retrobotteghe, di
strade e sinagoghe". Tutto questo è ciò che Moni Ovadia chiama
il "suono dell'esilio, la musica della dispersione": in una
parola della diaspora. La Moni Ovadia Stage Orchestra si rifà
alla tradizione della musica klezmer nell'incrocio di stili,
nell'alternanza continua dei toni e degli umori che la
pervadono.
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