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Rapina Napoli: papà di Ugo Russo, chi ha visto ora racconti

Rapina Napoli: papà di Ugo Russo, chi ha visto ora racconti

In centinaia al corteo per 15nne ucciso da Cc. Anche Zerocalcare

NAPOLI, 26 febbraio 2022, 22:13

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Lo chiedo alle persone perbene che abitano qui, due anni fa mio figlio ha sbagliato ma è stato ucciso, se avete visto cosa è accaduto è il momento di raccontarlo, anche in forma anonima". E' l'appello di Vincenzo Russo, il papà di Ugo, il baby rapinatore ucciso due anni fa a via Orsini, a Napoli, a due passi dal mare di Santa Lucia, da un carabiniere in borghese che reagì al tentativo di rapina.
    Una morte che non ha ancora portato all'inizio di un processo e in ricordo della quale alcune centinaia di manifestanti si sono ritrovati oggi a Napoli. Prima a Largo Berlinguer e poi di lì in marcia fino al luogo della morte del 15enne, in via Orsini. Ed è stato qui che ha preso il megafono il papà di Ugo Russo.
    "Siamo di nuovo in piazza - ha detto Vincenzo Russo - perché vogliamo la verità su quella sera, capire se mio figlio poteva essere messo a confronto con l'errore che stava commettendo e scontare una pena senza essere ucciso. Non vogliamo essere contro qualcuno ma sapere la verità. Se un quindicenne commette un errore ma l'altra persona non sta più in pericolo, basta, si deve arrestare non sparare. Questa persona non si doveva difendere, noi sappiamo che non si è difeso. Poi sarà la giustizia a dirci come è andata".
    Ai manifestanti si è unito anche Zerocalcare, il fumettista romano che ha approfondito la storia di Ugo Russo e ha dedicato a lui un fumetto che stasera è stato appeso al muro nel luogo della morte del giovane.
    "Un fumetto - racconta unendosi al corteo - che ho fatto per cercare di smuovere le acque e accertare la verità sull'omicidio di Russo. In una città in cui la storia ci parla di Davide Bifolco, Luigi Cajafa e ora Russo, storie che hanno una specificità napoletana. Lo abbiamo visto in questo periodo anche nella rivolta in carcere a Santa Maria Capua Vetere, durante il Covid, venuta fuori nei video in cui i detenuti venivano picchiati. Ma anche i casi di Cucchi, Aldrovandi e tanti altri ci parlano di un Paese in cui gli abusi in divisa esistono e sono difficili da far emergere perché subito dopo vengono fuori lungaggini, opacità che fanno diventare difficile la verità di queste cose".
   

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