"La morte sul lavoro sta
diventando una piaga insanabile. Chi ha le chiavi delle scelte
possibili e della responsabilità sostenibile, deve fare del
tutto perché questo non accada più". E' stato questo uno dei
passaggi più significativi dell'omelia tenuta nel pomeriggio
dall'arcivescovo di Potenza, monsignor Davide Carbonaro, ai
funerali di Felice Ferrara, un imprenditore edile di 44 anni,
morto tre giorni fa, a Muro Lucano (Potenza) dopo essere rimasto
incastrato in una betoniera. "C'è chi - ha aggiungo monsignor
Carbonaro - dovrà indagare su questo e aiutarci a capire che non
si può morire di lavoro. Il lavoro deve portare il pane a casa,
con la fatica dei giorni, con il sudore della fronte".
L'arcivescovo di Potenza ha poi messo in evidenza che "non
siamo qui a comprendere il passato, ma il nostro presente e il
nostro futuro. Come cristiani e discepoli di Gesù di Nazareth ci
aggrappiamo alla speranza che l'autore della lettera agli Ebrei
afferma essere come l'ancora. L'ancora è uno strumento
utilizzato dai marinai. Una volta immerso nell'abisso trova uno
spazio di sicurezza che rende le navi stabili e agganciate al
fondale. La speranza è come l'ancora che suscita la stabilità
della fede, essa penetrando nell'abisso delle nostre esistenze,
fissa una sicurezza, una stabilità".
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