(di Rodolfo Calò)
IL CAIRO - L'Italia della ricerca geospeleologica ha dato un decisivo contributo a una "ri-scoperta" letteralmente "del secolo": quella del rarissimo "gambero cieco delle grotte carsiche dell'area di Bengasi", in Libia. Pur poco avvenente, l'animaletto si profila già come potenziale testimonial di una sensibilità ecologica nel Paese da quasi 15 anni alle prese con i contraccolpi dell'instabilità politica sfociata due volte nella guerra civile.
La scoperta è stata segnalata il 5 marzo scorso su Facebook dall'Università di Bengasi, capoluogo della Cirenaica, precisando che il crostaceo senza occhi (né pigmentazione) è stato individuato dai suoi studiosi dei dipartimenti di Scienze della Terra e Zoologia della Facoltà di Scienze in collaborazione con il "CIRS Ets", il "Centro Ibleo di Ricerche Speleo-Idrogeologiche" di Ragusa.
Si tratta di "un'associazione scientifica che ha come finalità lo studio dei fenomeni carsici in ambito sia nazionale sia internazionale" e ha all'attivo 35 spedizioni di ricerca in diverse parti del mondo, fra cui in Libia dove a partire dal 2007, sulla base di un Memorandum di Intesa, conduce ricerche sul carsismo della Cirenaica in collaborazione appunto con l'Università di Bengasi", ha ricordato all'ANSA Rosario Ruggieri, Presidente del CIRS di Ragusa rispondendo a domande.
I ricercatori hanno pubblicato uno studio sulla rivista Subterranean Biology, confermando l'esistenza del "Typhlocaris lethaea" a 105 anni dalla sua prima descrizione fatta nel 1920 da uno zoologo italiano, Bruno Parisi, segnala il post dell'ateneo.
L'annuncio della scoperta è di questo mese, ma la sua genesi risale a quasi 20 anni fa. "Nel 2007, nel corso dell'esplorazione della Grotta Lete, una cavità con un lago interno attrezzato con battellini per visite turistiche durante la presenza coloniale degli italiani in Libia, osservammo il gambero cieco, dandone notizia ai colleghi libici", ha rievocato Ruggieri.
"Nel corso delle campagne esplorative del triennio 2022-2024 trovammo il gambero in altre due grotte della piana costiera di Bengasi", ha aggiunto il ricercatore.
Si tratta di una specie che vive "nelle acque sotterranee carsiche della città di Bengasi", dove però è in "pericolo di estinzione", avverte l'università libica. La scoperta "sottolinea l'importanza della biodiversità sotterranea unica presente in queste cavità, rafforzando la necessità di proteggere tale ecosistema", afferma l'ateneo riferendosi al gambero cieco, così trasparente da lasciar intravedere i suoi organi interni.
Lo studio, "il primo del suo genere in Libia", documenta per la prima volta la presenza della specie nelle acque delle grotte della zona di Al-Kuwayfiyah, si afferma nel post dell'università riferendosi a un quartiere nord-orientale di Bengasi che costituisce una delle principali aree residenziali e commerciali della città.
La ricerca inoltre "dimostra un ampliamento dell'area di distribuzione conosciuta di questo gambero di circa 9 km a est di Bengasi" ed evidenzia i potenziali collegamenti idrogeologici tra le grotte della piana di Bengasi.
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