Fatima, una giovane di origini algerine, ha compiuto la traversata di due ore a nuoto ad agosto incinta di 8 mesi del suo bambino, poi nato in territorio spagnolo.
Entrambi sono attualmente ospiti nel Centro di accoglienza temporanea di migranti (Ceti) nella città autonoma.
"Volevo che mio figlio
nascesse in Europa", ha raccontato la giovane ai microfoni di
Tve, con in braccio il bebé.
Il papà, Isham, e compagno della giovane algerina, dopo
essere stato rimpatriato per 4 volte nel Paese d'origine, è
riuscito a sua volta a passare nell'enclave spagnola la scorsa
settimana, due giorni dopo la nascita del figlio, quando in una
sola giornata 1.500 migranti, approfittando delle nebbia e delle
condizioni più favorevoli del mare, hanno tentato di raggiungere
a nuoto la città autonoma spagnola. E da una settimana Isham
dorme in strada, poiché non c'è più posto al Ceti, dove Fatima è
stata accolta con il bambino ed è stata assistita dal personale
per riuscire ad avere pannolini, tutine, un carrozzino e il
minimo indispensabile al neonato. "Non ho avuto paura di morire
- ha raccontato la ragazza - sapevo che con il mio bambino ce
l'avremmo fatta".
Secondo le ultime stime della prefettura di Ceuta, sono oltre
520 i migranti minori, in prevalenza di nazionalità marocchina e
algerina, sotto la tutela del governo locale giunti da inizio
anno nell'enclave iberica e dei quali il neonato è il più
piccolo fra gli arrivati. (ANSAmed).
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