"Sin dalla sua incarcerazione, Moussi ritiene di essere vittima di una persecuzione giudiziaria motivata da ragioni politiche, sostenendo che il suo arresto e il suo processo sono il prezzo da pagare per il suo impegno nei confronti dello Stato nazionale e per le sue critiche a chi detiene il potere", si legge nella lettera.
La leader del Pdl, erede del partito di Ben Ali, ringrazia i suoi sostenitori che hanno manifestato per la sua causa e coloro che continuano a chiedere la sua liberazione. Tuttavia, deplora quella che considera una deriva autoritaria del sistema giudiziario, divenuto secondo lei uno strumento del potere esecutivo. Nella sua lettera, Moussi afferma di non riconoscere più la legittimità dei processi a suo carico. Ritiene che l'assenza di una Corte costituzionale e la scadenza dei decreti emessi in regime di stato di emergenza rendano nulli i procedimenti. Mette in discussione l'indipendenza della giustizia, denunciando gli organi sottoposti al potere esecutivo e le decisioni contrarie ai principi fondamentali del diritto.
Quella che viene definita la "pasionaria" della politica tunisina conclude la sua lettera ribadendo la sua determinazione a continuare la sua lotta, anche a livello internazionale, affermando l'intenzione di contestare presso le corti internazionali eventuali decisioni sfavorevoli prese nei suoi confronti in Tunisia. Oppositrice sia del presidente Kaïs Saied che del partito islamico Ennahdha, Moussi, avvocata ed ex deputata di 49 anni, è detenuta dal 3 ottobre 2023 con varie gravi accuse, tra cui quelle di "minaccia di eversione", per le quali rischia, in teoria, anche la pena capitale.
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