Dopo vent'anni di ricerca presso il CSIC, il Consiglio Superiore di Ricerca Scientifica spagnolo - l'equivalente del CNR in Italia - ha deciso di intraprendere una nuova strada, fondando una propria impresa.
Da dodici anni si dedica infatti alla
promozione del consumo responsabile del pesce locale, con
l'obiettivo di unire sostenibilità, educazione e rispetto per
l'ambiente marino.
A Spalato, Anna partecipa all'evento dedicato alle donne nel
mondo della pesca e del mare, organizzato da Wwf Mediterraneo.
"Incontri come questi sono fondamentali - dice - perché danno
visibilità alle donne in un settore, quello della pesca, dove
storicamente sono sempre rimaste nell'ombra".
In Catalogna, la biologa italiana è tra le fondatrici
dell'Associazione Catalana di Donne del Mare, una rete che
lavora per portare alla luce l'impegno e il valore delle donne
che operano nel settore marittimo. "Ovviamente è importantissimo
anche il confronto con realtà di altri paesi del Mediterraneo.
Solo così possiamo rafforzare la nostra voce e creare alleanze
durature".
La Spagna, in questo senso, può essere considerata un
esempio virtuoso. "Attualmente ci sono almeno tre grandi
associazioni di donne legate al mare: una in Catalogna, una in
Andalusia e una nel nord della Spagna, in Galizia. Sono tutte
nate di recente, tra il 2018 e il 2019, ma stanno già facendo un
grande lavoro".
Una spinta che nasce da un bisogno chiaro: "Le donne
vogliono rivendicare il loro diritto a svolgere qualsiasi tipo
di lavoro, compresa la pesca. Solo perché in passato sono state
relegate a ruoli secondari, non significa che debba essere così
anche oggi".
L'associazione catalana, in particolare, si distingue anche
per l'attenzione alle nuove generazioni. "Abbiamo con noi la più
giovane pescatrice della Catalogna: ha 23 anni, un entusiasmo
contagioso e oggi è la nostra portavoce. È la prova che il
futuro del mare può - e deve - essere anche al femminile".
(ANSAmed).
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