Per Eni, l'Africa "è tradizionalmente il nostro secondo Paese, siamo cresciuti lì e poi abbiamo diversificato, per molto tempo gli abbiamo dedicato il 50% dei nostri investimenti e delle risorse. Il nostro posizionamento forte è in Nordafrica ma abbiamo una grossa presenza anche a sud. Dopo la crisi energetica questo impegno per dare gas all'Africa ci è tornato indietro, nel momento in cui l'Italia ha avuto bisogno non è stato difficile convincere i nostri partner a darci il gas e sostituire in parte grandi volumi. Ma quanto durerà? Loro avranno la priorità e stanno crescendo dal punto di vista industriale e demografico, questo vuol dire che avranno bisogno di un sacco di energia". "Quello che si sta facendo è sviluppare il gas, il petrolio forse è meno importante e c'è tutto un discorso di sviluppare le rinnovabili, anche se i contesti ambientali, nella subsahariana sono molto difficili, tra foreste e clima non semplicissimo" come la stagione delle piogge che può spazzare via tutti i pannelli solari installati. "Da qui l'importanza di sviluppare anche in Africa le rinnovabili, "bisogna dare nuove energie, le rinnovabili 'on grid' si stanno sviluppando" aggiunge Descalzi.
Un'alternativa sono le bio masse "il prodotto più utilizzato per creare per produrre energia in Africa e questo porta a grandissimi danni alla salute perché viene usato a livello domestico, in modo molto rudimentare e anche primitivo". Ad approfittarne potrebbero essere Kenya, Costa d'Avorio oppure Ruanda che "hanno un'agricoltura molto sviluppata ma sempre localizzata nel paese per il paese. Per Eni "l'obiettivo è di produrre circa un milione di tonnellate all'anno di olio vegetale che rappresenta dal 20 al 35% delle nostre necessità più i residui della lavorazione; siamo arrivati a produrre 120.000 tonnellate già di questo olio vegetale e abbiamo dei progetti di sviluppo locale di bio raffinerie che ha prodotto quasi 100.000 posti di lavoro che sono agricoltori che fanno il lavoro tradizionale e nuovi agricoltori che fanno un lavoro specializzato su questo tipo di attività non solo in Africa, Medio Oriente e Mediterraneo ma anche Estremo Oriente".
(ANSAmed).
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