ROMA - "Un'ondata di violenza senza precedenti messa in atto dall'esercito israeliano e dai coloni in Cisgiordania, sta causando il più grande sfollamento forzato dall'inizio dell'occupazione del 1967. Come già accaduto a Gaza, anche qui le persone sono costrette ad andarsene, sono più di 40 mila, dall'inizio del cessate il fuoco, il numero più alto degli ultimi 58 anni". È l'allarme lanciato da Oxfam, in seguito all'offensiva militare israeliana, che ha causato grande distruzione soprattutto nel nord della Cisgiordania.
Un'operazione iniziata appena due giorni dopo il cessate il fuoco a Gaza con l'attacco a Jenin e che ora si sta estendendo anche ai campi profughi di Tulkarem, Nur Shams e El Far'a. "In tutta la regione le comunità palestinesi sono vittime di detenzioni arbitrarie, non possono muoversi, lavorare o andare a scuola. Assistono impotenti alla demolizione delle loro case e delle infrastrutture essenziali da cui dipendono. - ha detto Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia - Siamo di fronte a un'escalation senza precedenti che il governo israeliano sta portando avanti nella più totale impunità, sostenendo gli attacchi illegali dei coloni.
Un'annessione de facto, che rende sempre più difficile per Oxfam e le altre organizzazioni umanitarie soccorrere gli sfollati, i cui bisogni aumentano di giorno in giorno. I nostri operatori e partner sono stati minacciati ai posti di blocco e gli è stato più volte impedito di consegnare aiuti fondamentali per la popolazione".
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