Le zone umide "sono aree protette
preziose per la ricchezza di biodiversità e per gli ecosistemi"
ma "è necessario, come ci chiede l'Europa, procedere con
interventi massicci di ripristino della natura nelle aree
contigue e lungo il percorso dei fiumi, ponendo particolare
attenzione al ripristino degli ecosistemi ripariali". Lo afferma
il presidente di Federparchi Luca Santini rilevando il problema
delle aree "direttamente interessate da corsi d'acqua, grandi o
piccoli che siano" che "spesso, prima di arrivare nella zona
protetta, attraversano aree ove raccolgono inquinanti di origine
agricola, industriale o urbana".
Delle 56 specie di pesci di acqua dolce presenti in Italia
sono 35 quelle catalogate come 'a rischio' nella Lista Rossa
italiana elaborata nel 2023 in base ai criteri della Iucn
(Unione internazionale per la conservazione della natura) e
realizzata da Federparchi e ministero dell'Ambiente e della
Sicurezza Energetica.
Per tutelare la biodiversità di acqua dolce, aggiunge
Santini, "è importante anche ripristinare una connettività tra
i fiumi, soprattutto quelli minori, e rimuovere ove possibile
gli sbarramenti creati dall'uomo che impediscono alle specie di
muoversi liberamente e quindi riprodursi. I flussi di acqua si
sono ridotti soprattutto negli ultimi anni e anche questo incide
sula biodiversità".
La "Giornata mondiale delle Zone Umide" è sostenuta dall'Unep
(United nations environment programme), ricorda Federparchi.
Secondo i dati della Convenzione oggi oltre un milione di specie
a rischio nel mondo, animali e vegetali, dipendono dalle Zone
umide per la loro sopravvivenza. Sono 172 i paesi che hanno
sottoscritto la Convenzione e sono stati designati, a livello
mondiale, 2.433 siti Ramsar per una superficie totale di
254.645.305 ettari. In Italia sono 66 i siti Ramsar istituiti o
in via di istituzione per un totale di 79.826 ettari (dati
Ispra).
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