Gli habitat naturali umidi e le
foreste sono "un alleato fondamentale nella lotta ai cambiamenti
climatici per il loro ruolo nell'assorbimento del carbonio" e si
stima che saranno in grado di stoccare 13,22 miliardi di
tonnellate di carbonio, equivalenti a 48,5 miliardi di
tonnellate di Co2 (un quantitativo maggiore delle emissioni
globali prodotte nel 2021) una volta che il 'Regolamento europeo
sul ripristino della Natura', approvato nel 2024, verrà attuato
dagli Stati membri dell'Unione europea".
E' quanto emerge un nuovo report di BirdLife Europa e Asia
Centrale (di cui fa parte la Lipu in Italia) diffuso in
occasione della Giornata mondiale delle zone umide istituita nel
1997 e che ricorre il 2 febbraio, anniversario dell'adozione
della Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale,
firmata a Ramsar (Iran) il 2 febbraio 1971. Quest'anno il tema è
'Proteggere le zone umide per il nostro futuro comune -
valorizzare, proteggere, ispirare'.
Raccogliendo i più recenti dati di studi internazionali e
nazionali e i contributi dei circoli territoriali, nel focus
'Ecosistemi acquatici 2025, Legambiente ricorda che l'Italia -
che conta 57 zone umide d'importanza internazionale, distribuite
in 15 Regioni - secondo uno studio pubblicato sulla rivista
"Nature", negli ultimi 300 anni (dal 1700 al 2000) ha già perso
il 75% delle zone umide.
Tra gli "osservati speciali" in Italia ci sono Delta del Po,
Lago Trasimeno, Lago di San Giuliano (Matera) e Lago di Pergusa
(Enna).
Preoccupa la sparizione delle "piscine naturali" della Tenuta
Presidenziale di Castelporziano (Roma), ridotte del 43% dal 2000
ad oggi.
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