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Responsabilità editoriale di ASviS
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L'Europa si conferma l'area con il maggior grado di dipendenza energetica tra le grandi economie mondiali, con il 58,3% del fabbisogno soddisfatto dalle importazioni. Un dato che contrasta nettamente con quello della Cina, ferma al 20%, e degli Stati Uniti, completamente autosufficienti. La necessità di ridurre questa vulnerabilità spinge l’Europa, da oltre vent'anni, a trasformare il proprio mix energetico. Una panoramica della situazione viene fornita all’interno del rapporto presentato il 28 gennaio al Parlamento europeo “The energy transition in the Mediterranean between sustainability and security: a dynamic think-tanking approach”, realizzato da Srm, centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, e l'Esl@Energy center del Politecnico di Torino.
Secondo lo studio, il peso del carbone nella produzione di energia elettrica europea si è drasticamente ridotto negli ultimi anni, passando dal 32% nel 2000 a circa il 12%. L’uso di gas naturale, invece, è leggermente aumentato: dal 12% al 17%. Ma la vera svolta è rappresentata dall'ascesa delle rinnovabili, che dal 15% del 2000 hanno raggiunto il 45% della produzione elettrica europea. Un settore destinato a espandersi a un ritmo più che doppio entro il 2030.
Il nostro Paese continua a essere troppo dipendente dall’estero in termini energetici. Circa il 74,8% dell’energia totale utilizzata viene infatti importata, una quota ben al di sopra della media Ue. La piccola nota positiva è che siamo di fronte a un dato in calo, basti pensare che nel 2019 la dipendenza era pari al 77,5%.
Se parliamo di elettricità, secondo gli ultimi dati Terna (2024) il 41,2% della domanda di energia elettrica è stata soddisfatta da fonti rinnovabili, il massimo di sempre, mentre il 42,5% è arrivato da fonti non rinnovabili e il 16,3% dall’importazione. Per centrare l'obiettivo al 2030 presente nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), che prevede il 65% di elettricità da fonti rinnovabili, occorre raggiungere lo step intermedio del 48% entro fine 2025. Per farlo, c’è però bisogno di aumentare gli investimenti rivolti al settore.
Particolarmente positivo è stato il contributo del fotovoltaico, che ha registrato lo scorso anno un incremento del 19,3% sul 2023, soddisfacendo l'11,5% della domanda nazionale di elettricità. Complessivamente, l’eolico e il fotovoltaico hanno coperto il 18,6% del fabbisogno, con una crescita dell'8,4% su base annua. L’accelerazione delle rinnovabili è dunque la chiave per affrancare l'Italia dalla dipendenza energetica, sostiene lo studio, e in particolare dal gas importato.
In generale, il Paese più indipendente in Europa resta la Francia, grazie all’ampio ricorso all’energia nucleare, con un tasso di dipendenza del 44,8%. In Spagna, invece, crescono bene le rinnovabili che dominano la produzione elettrica con il 51% del totale nel 2023; mentre la Germania è ancora il Paese con il maggiore utilizzo di carbone (26%), sebbene in calo.
Il Rapporto analizza anche la situazione del mondo dell’energia sul piano geopolitico dove la presidenza Trump potrebbe ridisegnare le dinamiche del mercato. Se attuata, la sua strategia di puntare ancora di più sui combustibili fossili tenderà nel tempo a favorire l’export di petrolio e gas statunitense, rafforzando così il ruolo degli Usa come fornitore decisivo per l'Europa. Già oggi, il gas naturale liquefatto (Gnl) americano ha guadagnato peso: dal 27% delle importazioni europee nel 2021 è salito al 41% nel 2022, toccando quota 48% nei primi mesi del 2024.
A modificare il mercato delle forniture energetiche ci sono poi altre ragioni che vale la pena esplorare. Tra queste, la crisi dei flussi commerciali del Mar Rosso – causata soprattutto dagli attacchi degli Houthi dello Yemen contro le navi mercantili -, che ha interrotto il passaggio del Gnl attraverso il Canale di Suez dal febbraio del 2024. Le rotte alternative attraverso il Capo di Buona Speranza (Africa meridionale) hanno così allungato i tempi di viaggio delle metaniere, con un impatto diretto sui costi di consegna: il tempo medio di trasporto del gas dal Qatar è passato da 18,5 giorni nel 2023 a 39,7 giorni nell'aprile 2024. La quota di greggio importato attraverso il Mar Rosso si è così ridotta dal 16% dell’ottobre 2023 a meno del 5% nei mesi successivi.
Nel corso degli ultimi anni, l’Italia per ridurre la sua dipendenza dal gas russo - scesa dal 39,4% nel 2021 al 4,2% nel 2023 - ha soprattutto puntato sulle importazioni dall'Algeria via Transmed (gasdotto che collega Algeria e Italia passando per la Tunisia), le quali sono aumentate del 38%. Secondo lo studio la fine dell'accordo di transito del gas russo via Ucraina, dal gennaio 2025, avrà conseguenze limitate per l'Italia e spingerà l'Europa a diversificare ulteriormente le forniture.
Il futuro energetico del Mediterraneo potrebbe però essere scritto soprattutto dalle rinnovabili. Le potenzialità di solare ed eolico nella sponda Sud sono infatti enormi: basterebbe meno dell’1% della superficie dei Paesi nordafricani per coprire il loro fabbisogno elettrico e generare surplus da esportare. Al momento, però, la maggior parte della capacità installata di energie rinnovabili è concentrata nella costa europea del Mediterraneo: su un totale di 112,5 GW di capacità fotovoltaica installata nel 2023, l'81,9% è localizzato nella costa settentrionale, mentre solo il 2,8% in quella del Nord Africa.
di Ivan Manzo
Copertina: Unsplash
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