Un esposto sulla morte dei due
cuccioli di orso marsicano nel laghetto di Scanno, avvenuta nei
giorni scorsi. A presentarlo alla Procura di Sulmona, al
Ministero dell'Ambiente e alla Commissione Europea è stato,
attraverso l'avvocato Michele Pezone, l'ambientalista Augusto De
Sanctis, il quale sottolinea che "il rischio per strutture di
questo genere è altissimo e stranoto agli addetti ai lavori".
Nell'esposto si evidenzia, tra l'altro, che l'area in
questione è "sì esterna al parco nazionale, ma è pienamente
all'interno della Zona Speciale di Conservazione europea,
designata anche per la tutela attiva dell'Orso bruno marsicano,
specie prioritaria per la Ue; la Commissione Europea assegna
specifiche risorse economiche per attivare misure di
conservazione in questa area, la cui gestione è demandata
all'Ente Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Ai fini
dell'applicazione delle norme europee - dice l'attivista - è più
importante questa perimetrazione che quella del parco, per
intenderci. Sono sette gli orsi annegati in circostanze simili
dal 2010 ad oggi, in tre episodi".
Tre i principali punti sollevati nell'esposto: gli aspetti
progettuali del lagetto, come, ad esempio, la Valutazione di
Incidenza Ambientale; la gestione e successiva manutenzione; la
questione della zona di protezione speciale e il ruolo dell'ente
Parco.
"Alla Procura - spiega De Sanctis - ho chiesto ovviamente di
valutare la sussistenza di eventuali reati, tenuto conto del
particolare status di protezione accordato alla specie sia a
livello comunitario che nazionale. Al Ministero di promuovere
un'azione risarcitoria anche in sede civile e di valutare
l'operato del parco, ente sottoposto alla sua vigilanza. Alla
Commissione Ue di verificare se lo stato italiano, dopo tutti i
soldi pubblici spesi in progetti europei Life per l'orso (circa
15 milioni di euro), stia attuando realmente le misure di
conservazione necessarie per tutelare effettivamente la piccola
popolazione appenninica di orso bruno".
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