"Si avvicina un momento decisivo
per una delle battaglie in difesa della fauna selvatica più
importanti degli ultimi anni". Oggi il Tar Abruzzo si riunisce
per discutere nel merito il ricorso contro la delibera regionale
n. 509 dell'8 agosto 2024, che ha autorizzato l'uccisione di 469
cervi, tra cui 142 cuccioli con meno di un anno, nella sola
stagione venatoria 2024/2025". Lo afferma l'associazione
Animalisti Italiani, che torna a sottolineare " l'assurdità e
l'illegittimità del piano", nato da un "censimento manipolato e
pilotato da chi ha interesse diretto a uccidere: i cacciatori".
La caccia ai cervi era stata sospesa dal Consiglio di Stato, che
ha annullato temporaneamente la delibera, rinviando la decisione
finale al Tar.
"Non possiamo permettere che la natura venga trasformata in
un campo di tiro da chi ha tutto da guadagnare nel vedere
aumentare il numero delle vittime - afferma il presidente di
Animalisti Italiani, Walter Caporale - Chi ha contato i cervi è
lo stesso che spara: un abisso di conflitto d'interessi. È una
strage mascherata da gestione faunistica. Il Tar ha ora la
possibilità di dare un segnale forte per la tutela della
biodiversità e della giustizia ambientale. I cervi non hanno
voce, ma noi non ci fermeremo finché ogni fucile non sarà messo
a tacere".
La mobilitazione in difesa dei cervi è stata imponente: oltre
136.000 cittadini hanno firmato la petizione online "Fermiamo la
strage dei cervi in Abruzzo", 60.000 persone hanno scritto
direttamente al presidente della Regione Abruzzo, Marco
Marsilio, in migliaia hanno partecipato, insieme alle
associazioni, a sit-in, manifestazioni e campagne social, e
numerosi esponenti del mondo scientifico, culturale e
istituzionale hanno sostenuto l'appello per la revoca del
provvedimento.
Nel ricostruire tutti i passaggi della vicenda, Caporale
sottolinea che "quanto ai presunti 'danni' arrecati dalla fauna
selvatica, i numeri parlano chiaro: appena 25.940 euro di
indennizzi riconosciuti per i danni da cervo nell'arco di un
anno, una cifra irrisoria se paragonata ai 16,7 milioni di euro
stanziati nel bilancio regionale per 2.300 beneficiari. Stiamo
parlando di una carneficina mascherata da gestione faunistica -
conclude - È tempo che le istituzioni ascoltino la voce della
cittadinanza e della scienza, non quella delle doppiette".
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