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Giorno della Vittoria, 'Moving wars' di Sabatini per la pace

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Giorno della Vittoria, 'Moving wars' di Sabatini per la pace

'Armi che non distruggono, ma costruiscono'

VILLA SANTA MARIA, 09 maggio 2025, 19:39

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il 9 maggio 1945 finiva la guerra in Europa: a ottant'anni da quel giorno un quadro che ribalta il punto di vista generale, proponendo una conversione delle armi da mezzi di offesa a strumenti di lavoro, di costruzione e produzione di ricchezza in pace. È 'Moving wars' l'ultimo quadro di Graziano Sabatini che ha reinterpretato i suoi 'organi in movimento' (Moving parts) in chiave bellica, ribaltandone il senso.
    Moving parts, presentato per la prima volta in mostra lo scorso novembre a Villa S.Maria in Abruzzo presso la Fondazione Falconio e tenuto a battesimo dal disegnatore Tanino Liberatore, nasce con l'idea di animare i segnali di sicurezza presenti nelle fabbriche in spunti di riflessione, per costruire un movimento, un'idea, un'azione, una passione.
    "La guerra - spiega Sabatini - è la più alta espressione dell'azione, finalizzata però alla distruzione e alla sconfitta di tutti, come ammoniva Papa Francesco e come ha ribadito ieri il nuovo Papa Leone XIV. Come ottant'anni fa i potenti della Terra cominciano a chiedere alle industrie civili di convertire le loro attività in industria bellica. Si tratta di una spirale verso una pericolosa economia di guerra. Con questo quadro ho voluto proporre una suggestione per una seconda conversione, che porti i carri armati a diventare da mezzi di offesa a strumenti di lavoro e produzione di ricchezza".
    Il quadro, dimensione 120x220 dipinto con colori acrilici su 'tela' di legno compensato e costruita a mano dall'autore, propone tre chiavi di lettura. La prima riguarda l'opposizione tra la distruzione e la costruzione, contrasto raffigurato da carri armati che costruiscono anziché distruggere. La seconda contrappone le principali potenze politiche ed economiche, Stati Uniti e Cina con due bandiere e due sistemi le cui scelte possono decidere la prosperità o l'oblio del mondo. Al centro quella dell'Italia che si intesta il cibo e la sua cura come simbolo primario di vita e sostentamento.
   

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