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Santorso, il Veneto virtuoso che dà casa ai migranti

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Santorso, il Veneto virtuoso che dà casa ai migranti

Con sistema Sai è capofila di 13 Comuni che ospitano 89 persone

SANTORSO, 14 settembre 2023, 17:08

Redazione ANSA

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(di Michele Galvan) Ci sono realtà minuscole, anche in Veneto, dove i richiedenti asilo trovano comunità accoglienti, sindaci che non fanno le barricate, e pian piano diventano parte di quei paesi: impararono l'italiano, trovano un lavoro, i loro figli vanno a scuola. E' la "giusta accoglienza" che si pratica Santorso, un comune vicntino di 6mila abitanti, che da solo coordina 13 amministrazioni, riconosciute come unico progetto dal Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI), la progettualità pubblica dello Stato gestita dall'Anci. Nel Sai figurano altri tre progetti della provincia di Vicenza, uno del capoluogo (75 ospiti), uno di Marano Vicentino (24), uno di Valdagno (45).
    Nei 13 comuni che hanno per capofila Santorso, vivono attualmente 89 rifugiati all'interno di una ventina di strutture, piccoli appartamenti diffusi nel territorio, abitati da 4 o 5 persone al massimo. Sono donne singole, nuclei familiari, eventualmente monoparentali, con minori accompagnati dai genitori. Vengono accompagnate nelle necessità e nelle incombenze quotidiane (vitto, pagamento bollette e spese) e attraverso l'insegnamento della lingua italiana, grazie a una scuola interna aperta anche al territori. Un esempio virtuoso, pensando che a luglio, quando già i flussi aumentavano in modo esponenziale e in Veneto stavano arrivando migliaia di rifugiati, furono diversi sindaci del vicentino ad accendere la miccia della protesta con la Prefettura, per gli immigrati "lasciati come pacchi" davanti ai municipi.
    Santorso tuttavia faceva scuola anche prima. "In questi anni - dice il sindaco Franco Balzi,- abbiamo gestito più di 800 persone, tra immigrati e gente in fuga dalla guerra, come gli ucraini". Il segreto è che l'accoglienza "non va subita, va gestita dei sindaci, che coordinandosi con Stato e Prefetture devono avere un ruolo diretto, essere soggetti politici titolari di questa attività". "E - aggiunge - non basta fare accoglienza, bisogna fare integrazione".
   

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