"Il Vaticano per me è
casa, sono nato qui, il mio babbo ha lavorato in Vaticano per
tutta la vita e noi figli siamo tutti nati a Porta Cavalleggeri,
la mia vita è intrecciata profondamente con il Vaticano". Lo
racconta Jovanotti che è tornato in Vaticano per portare il suo
contributo artistico alla mostra 'En route' promossa dalla
Biblioteca Apostolica Vaticana per il Giubileo.
I racconti di Lorenzo Cherubini affondano al suo passato di
bambino vissuto all'interno della mura leonine: "Io e i miei
fratelli abbiamo fatto tutti i nostri vaccini qui da bambini, le
analisi del sangue, le visite mediche al Fas, andavamo alla
farmacia, andavamo al governatorato a comprare le scarpe,
all'annona a comprare le cose da mangiare. Casa mia era invasa
dai rotoli di carta igienica perché si potevano comprare solo
pacchi all'ingrosso", dice ridendo. "Ero un esploratore di
questi luoghi, i gendarmi mi lasciavano entrare dalle porte
perché mi conoscevano. E io entravo e vagavo. Uno dei luoghi che
ricordo come una epifania molto potente è il Corridoio delle
Mappe - dice riferendosi al luogo dei Musei Vaticani dove sono
esposte antiche mappe - che spesso ho visitato da solo da
bambino prendendo delle rincorse e facendo delle scivolate su
quel marmo eccezionale". "Tutte queste cose hanno nutrito la mia
fantasia e la passione per i viaggi".
Il ricordo va anche al suo papà scomparso nel 2015. "Mio
babbo sognava che uno dei suoi figli potesse fare carriera in
questo luogo, era la sua più grande aspettativa, delusa da tutti
e quattro. Il mio ritorno e la mia presenza mi fa pensare che
niente succede a caso".
Jovanotti ha riprodotto nella mostra alla Biblioteca Vaticana
la sua cameretta, "quella che da bambino in realtà non ho mai
avuto perché la condividevo con i fratelli... però si vedeva la
Cupola di San Pietro". C'è una bicicletta, la chitarra, e "una
mirror ball, una palla da discoteca, l'idea di entrare in
Vaticano con una mirror ball, mi piaceva".
La scelta di accettare questa collaborazione in Vaticano è
legata a "un ruolo che mi è congeniale, quello del cavallo di
Troia, fare venire qualcuno che non sarebbe mai venuto in
Vaticano e far venire la voglia di visitare la Biblioteca
apostolica. E faccio un regalo a queste persone - dice
riferendosi ai visitatori - perché potranno vedere cose
meravigliose".
Nella conferenza stampa in Vaticano spunta anche una domanda
sulla fede: "Per me si entra in una zona di pudore estremo,
sarei più a mio agio a fare uno spogliarello, sullo spogliare
l'anima sono impreparato". Ma confida: "Rimango nella nuvola di
una fede molto debole, altalenante. Sono continuamente alla
ricerca di segni e conferme che arrivano e poi sfuggono, è un
viaggio iniziato tanto tempo fa ma ho percepito la spiritualità
in tanti luoghi nascosti, più che in questo che è il capoluogo
della cristianità".
Quindi il Vaticano resta ancora oggi quello vissuto da
piccolo: "era un luogo di colori splendidi, di artisti
meravigliosi, di paramenti che davano un grande spettacolo. Per
me era la meraviglia e oggi non mi sento poi lontano così tanto
da quel bambino lì".
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