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Jovanotti, 'torno in Vaticano, babbo sarebbe contento'

Jovanotti, 'torno in Vaticano, babbo sarebbe contento'

La fede? 'Ho pudore a parlarne, preferisco fare lo spogliarello'

CITTÀ DEL VATICANO, 31 gennaio 2025, 16:44

Redazione ANSA

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"Il Vaticano per me è casa, sono nato qui, il mio babbo ha lavorato in Vaticano per tutta la vita e noi figli siamo tutti nati a Porta Cavalleggeri, la mia vita è intrecciata profondamente con il Vaticano". Lo racconta Jovanotti che è tornato in Vaticano per portare il suo contributo artistico alla mostra 'En route' promossa dalla Biblioteca Apostolica Vaticana per il Giubileo.
    I racconti di Lorenzo Cherubini affondano al suo passato di bambino vissuto all'interno della mura leonine: "Io e i miei fratelli abbiamo fatto tutti i nostri vaccini qui da bambini, le analisi del sangue, le visite mediche al Fas, andavamo alla farmacia, andavamo al governatorato a comprare le scarpe, all'annona a comprare le cose da mangiare. Casa mia era invasa dai rotoli di carta igienica perché si potevano comprare solo pacchi all'ingrosso", dice ridendo. "Ero un esploratore di questi luoghi, i gendarmi mi lasciavano entrare dalle porte perché mi conoscevano. E io entravo e vagavo. Uno dei luoghi che ricordo come una epifania molto potente è il Corridoio delle Mappe - dice riferendosi al luogo dei Musei Vaticani dove sono esposte antiche mappe - che spesso ho visitato da solo da bambino prendendo delle rincorse e facendo delle scivolate su quel marmo eccezionale". "Tutte queste cose hanno nutrito la mia fantasia e la passione per i viaggi".
    Il ricordo va anche al suo papà scomparso nel 2015. "Mio babbo sognava che uno dei suoi figli potesse fare carriera in questo luogo, era la sua più grande aspettativa, delusa da tutti e quattro. Il mio ritorno e la mia presenza mi fa pensare che niente succede a caso".
    Jovanotti ha riprodotto nella mostra alla Biblioteca Vaticana la sua cameretta, "quella che da bambino in realtà non ho mai avuto perché la condividevo con i fratelli... però si vedeva la Cupola di San Pietro". C'è una bicicletta, la chitarra, e "una mirror ball, una palla da discoteca, l'idea di entrare in Vaticano con una mirror ball, mi piaceva".
    La scelta di accettare questa collaborazione in Vaticano è legata a "un ruolo che mi è congeniale, quello del cavallo di Troia, fare venire qualcuno che non sarebbe mai venuto in Vaticano e far venire la voglia di visitare la Biblioteca apostolica. E faccio un regalo a queste persone - dice riferendosi ai visitatori - perché potranno vedere cose meravigliose".
    Nella conferenza stampa in Vaticano spunta anche una domanda sulla fede: "Per me si entra in una zona di pudore estremo, sarei più a mio agio a fare uno spogliarello, sullo spogliare l'anima sono impreparato". Ma confida: "Rimango nella nuvola di una fede molto debole, altalenante. Sono continuamente alla ricerca di segni e conferme che arrivano e poi sfuggono, è un viaggio iniziato tanto tempo fa ma ho percepito la spiritualità in tanti luoghi nascosti, più che in questo che è il capoluogo della cristianità".
    Quindi il Vaticano resta ancora oggi quello vissuto da piccolo: "era un luogo di colori splendidi, di artisti meravigliosi, di paramenti che davano un grande spettacolo. Per me era la meraviglia e oggi non mi sento poi lontano così tanto da quel bambino lì".
   

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