(di Fausto Gasparroni)
Pensando "a tanti
padri, a tante madri, a tante famiglie che scappano dalle
guerre, che sono respinte ai confini dell'Europa e non solo, e
che vivono situazioni di dolore, di ingiustizia e che nessuno
prende sul serio o ignora volutamente", papa Francesco, in
un'intervista ai media vaticani, dice "a questi padri, a queste
madri, che per me sono degli eroi perché trovo in loro il
coraggio di chi rischia la propria vita per amore dei propri
figli, per amore della propria famiglia. Anche Maria e Giuseppe
hanno sperimentato questo esilio, questa prova, dovendo scappare
in un paese straniero a causa della violenza e del potere di
Erode".
"Questa loro sofferenza li rende vicini proprio a questi
fratelli che oggi soffrono le medesime prove. Questi padri si
rivolgano con fiducia a San Giuseppe sapendo che come padre egli
stesso ha sperimentato la stessa esperienza, la stessa
ingiustizia. E a tutti loro e alle loro famiglie vorrei dire di
non sentirsi soli! Il Papa si ricorda di loro sempre e per
quanto possibile continuerà a dare loro voce e a non
dimenticarli", dice il Papa nell'intervista, in cui risponde
alle domande del direttore dell'Osservatore Romano Andrea Monda
e del vice-direttore editoriale del Dicastero per la
comunicazione Alessandro Gisotti sull'essere genitori al tempo
del Covid e sulla testimonianza di San Giuseppe, esempio di
forza e tenerezza per i padri di oggi.
Alle parole del Papa, fa comunque da doloroso, oltre che
allarmante, contraltare quanto pubblicato oggi da Famiglia
Cristiana, secondo cui tra i profughi che sbarcano sulle coste
italiane aumenta il numero dei minori non accompagnati. "I
genitori preferiscono affidarli, soli, ai trafficanti e al mare
che tenerli con loro, nel Paese d'origine. Questo fa capire
l'inferno da cui fuggono", denunciano operatori e volontari
della Croce Rossa e della Caritas interpellati sugli sbarchi
avvenuti durante le festività.
"Sento molto vicino il dramma di quelle famiglie, di quei
padri e di quelle madri che stanno vivendo una particolare
difficoltà, aggravata soprattutto a causa della pandemia -
spiega ancora Francesco nell'intervista -. Credo che non sia una
sofferenza facile da affrontare quella di non riuscire a dare il
pane ai propri figli, e di sentirsi addosso la responsabilità
della vita degli altri". "In questo senso - aggiunge - la mia
preghiera, la mia vicinanza ma anche tutto il sostegno della
Chiesa è per queste persone, per questi ultimi".
"Il tempo che stiamo vivendo è un tempo difficile segnato
dalla pandemia del coronavirus - sottolinea il Pontefice -.
Molte persone soffrono, molte famiglie sono in difficoltà, tante
persone sono assediate dall'angoscia della morte, di un futuro
incerto". "Ho pensato che proprio in un tempo così difficile -
osserva a proposito dell'Anno speciale da lui dedicato alla
figura di San Giuseppe, conclusosi l'8 dicembre, e delle
catechesi che continua tuttora a riservargli nelle udienze
generali - avevamo bisogno di qualcuno che poteva incoraggiarci,
aiutarci, ispirarci, per capire qual è il modo giusto per sapere
affrontare questi momenti di buio. Giuseppe è un testimone
luminoso in tempi bui. Ecco perché era giusto dare spazio a lui
in questo tempo per poter ritrovare la strada".
Il Papa dice tra l'altro di non aver "mai nascosto la
sintonia" che sente nei confronti della figura di San Giuseppe:
"Credo che questo venga dalla mia infanzia, dalla mia
formazione. Da sempre ho coltivato una devozione speciale nei
confronti di San Giuseppe perché credo che la sua figura
rappresenti, in maniera bella e speciale, che cosa dovrebbe
essere la fede cristiana per ciascuno di noi". Inoltre ricorda
di aver "considerato sempre una delicatezza del cielo poter
iniziare il mio ministero petrino il 19 marzo", appunto nella
festa di San Giuseppe.
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