"In Umbria deve inquietare una
criminalità economica diffusa che, come tale, pur non essendo
diretta espressione di associazioni ne costituisce terreno
fertile sia per l'infiltrazione che per un omertoso dialogo
delinquenziale": lo ha sottolineato il procuratore generale di
Perugia, Sergio Sottani, in occasione dell'inaugurazione
dell'anno giudiziario.
Il magistrato ha ricordato "l'accordo collaborativo tra la
Corte d'appello e la procura generale" e ha ricordato come "con
gli uffici requirenti si sono adottate buone prassi
organizzative e si sono tenuti incontri di autoformazione in
tema di violenza di genere, linguaggio giudiziario, intelligenza
artificiale, esecuzione penale, procura europea, riforma del
processo civile e crisi di impresa".
Parlando dei fenomeni criminali che destano maggiore
preoccupazione nel territorio regionale il procuratore generale
ha fatto riferimento al traffico di droga, ai furti in
abitazione e alle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e
finanziario. "Si allude - ha spiegato Sottani - a tutta una
serie di reati in allarmante aumento, quali quelli di falso in
bilancio, violazioni finanziarie, autoriciclaggio e,
soprattutto, bancarotte fraudolente patrimoniali. Per quanto
riguarda specificamente i reati commessi in contesti familiari,
sono diminuiti i reati di violenza di genere e quelli di
stalking, mentre sono rimasti pressoché stazionari i
maltrattamenti in famiglia. Sempre alto l'impegno sui reati in
materia di infortuni sul lavoro, ambientali, informatici e
contro la pubblica amministrazione. La popolazione detenuta
rimane pressoché stabile nei quattro istituti carcerari umbri,
con problemi di sovraffollamento per Orvieto e, soprattutto,
Terni, dove il numero di suicidi nella casa circondariale desta
enorme preoccupazione".
"L'opinione pubblica nutre sempre meno fiducia
nell'amministrazione della giustizia" ha detto ancora Sottani.
"La risposta della magistratura - ha aggiunto - non può essere
ipocrita, nel vano tentativo di giustificare condotte
deontologicamente scorrette, né pavida, nel timore di urtare il
potente di turno".
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