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Insulti razzisti in campo, Daspo per due calciatori juniores

Insulti razzisti in campo, Daspo per due calciatori juniores

Offese agli avversari, stop per 5 anni alle gare sportive

PADOVA, 01 febbraio 2025, 09:00

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un Daspo per 5 anni è stato notificato a due giocatori del San Giorgio in Bosco per le offese di discriminazione razziale pronunciate contro tre avversari durante la partita di calcio Real Padova-San Giorgio in Bosco lo scorso 18 gennaio , nel campionato provinciale Juniores. Non potranno più essere quindi presenti a nessuna manifestazione sportiva sia come spettatori che come atleti.
    Il provvedimento è stato disposto dal questore di Padova Marco Odorisio. I due atleti hanno, a più riprese, discriminato per il colore della pelle tre avversari con frasi del tipo: "non dovresti neanche essere qua, scimmia, negro", mimando il gesto del primate nonché "sei uno scherzo della natura, scimmia" e "negro, scimmia". Inoltre uno dei due calciatori aveva poi scritto sul sito "tuttocampo.it" che "Al Real Padova giocano più scimmie che persone in campo, sembrava di stare nella giungla".
    Uno dei destinatari degli insulti ha chiesto di essere sostituito, lasciando in lacrime il campo. Dopo gli accertamenti della Digos con la collaborazione sia dei calciatori presi di mira che dello staff del Real Padova, due atleti sono stati denunciati per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, ed uno dei due è stato anche indagato per diffamazione a mezzo stampa.
    "Occorre - ha detto il questore - una riflessione da parte di tutti su quanto accaduto. Si tratta del terzo episodio verificatosi in poco più di un anno, in campi e contesti di gioco caratterizzati da giovanissimi sportivi, il cui agire dovrebbe essere ispirato unicamente allo spirito della sana rivalità e competizione, nel rispetto delle regole e soprattutto del prossimo, anche se avversario nella gara. Umanamente l'auspicio è che questi ragazzi si rendano conto della gravità delle loro condotte, acquisendo quella fondamentale consapevolezza del disvalore sociale del loro agire, affinchè non abbiano a ripeterlo, e che, quantomeno, maturino un senso di ravvedimento per il proprio errore che li determini almeno a scusarsi con le vittime".
   

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