La maggior parte dei cardinali elettori nel prossimo Conclave deve ancora arrivare a Roma. Il portavoce vaticano Matteo Bruni, rispondendo ai giornalisti, ha spiegato che dei 113 cardinali che hanno partecipato alla congregazione di questa mattina, meno della metà erano elettori.
Mancano ancora molti, quindi, dei 135 aventi diritto al voto, anche se almeno uno darà sicuramente forfait per motivi di salute, il cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera, mentre quello di Sarajevo Vinko Puljic, dato finora assente, sarà della partita. E la rapida confluenza dei porporati a Roma da ogni angolo del pianeta sarà fondamentale nei prossimi giorni proprio per la necessità di un primo confronto nelle congregazioni generali pre-Conclave, cui peraltro sono invitati tutti i cardinali, quindi anche i 117 non elettori. L'esigenza primaria, che in qualche modo condiziona questo Conclave, è quella di conoscersi.
La gran parte degli attuali membri del Sacro Collegio non conosce i confratelli, spesso - come è stata una delle prerogative del Papa scomparso - provenienti dalle più remote periferie, da diocesi di frontiera e anche da Paesi che non avevano mai avuto cardinali. Pastori di città che non sono mai state sedi cardinalizie e magari sono stati a Roma per il Concistoro in cui hanno ricevuto la porpora e poi mai più rivisti. In questo quadro, è massima l'incertezza di questo Conclave, che è anche il più affollato della storia: con gli attuali 135 elettori, Francesco ha voluto tenersi ben oltre la soglia di 120 fissata prima da Paolo VI e confermata da Giovanni Paolo II.
Di molti di coloro che si riuniranno per il voto in Sistina non si conoscono bene gli orientamenti, a malapena l'idea di Chiesa e del mondo, scarse le testimonianze che possano far intuire preferenze o disponibilità ad alleanze.
L'unico vero collante, che però non risulterà determinante, è che su 135 (o 134) votanti, ben 108 sono stati nominati da Bergoglio, quindi l'80% per cento, cui si aggiungono i 22 nominati da Benedetto XVI (ma saranno non più di 21 per l'assenza di Canizares) e cinque da Giovanni Paolo II. Ecco quindi che in un Conclave che è lo specchio di una Chiesa decentrata, globale, "in uscita" nelle "periferie geografiche ed esistenziali" come la voleva Francesco, determinanti saranno le "fraterne conversazioni" tra una congregazione e l'altra, o interventi in aula che abbiano del carismatico e siano capaci di coalizzare sensibilità anche diversi: resta nella memoria quello nel pre-Conclave del 2013 in cui l'allora arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio suscitò emozione ed entusiasmo parlando del fatto che "finora abbiamo chiuso Gesù dentro le chiese, dobbiamo aprirgli le porte, farlo uscire nel mondo".
Uno slancio coinvolgente che ha portato all'elezione di Francesco e al mandato datogli dal Collegio cardinalizio di riformare la Chiesa dalle fondamenta. Il fatto di essere stati nominati da Bergoglio, tra i cardinali certifica forse un'affinità ma non certo una sintonia su tutti i temi ecclesiali, e la Chiesa 'sinodale' promossa da Francesca ha nel suo Dna proprio l'ascolto reciproco e il confronto, anche franco. La disponibilità a confluire in "cordate", poi, è ancora tutta da testare, come anche - se ancora hanno significato questi termini - dividersi tra fronti di "progressisti" e "conservatori".
I nomi che si fanno per ridare un Papa alla Chiesa restano quelli degli italiani Pietro Parolin, Matteo Zuppi o Pierbattista Pizzaballa, che in modi diversi potrebbero assumere un ruolo unificatore tra le varie anime. In questa stessa chiave crescono le chances del cardinale di Marsiglia Jean-Marc Aveline.
Restano intatte quelle del filippino Luis Antonio Tagle per l'Asia e del congolese Fridolin Ambongo Besungu per l'Africa. Come quelle dell'ungherese Peter Erdo per chi vorrebbe un profilo più tradizionalista. Intanto, attivissimo sui social è il cardinale di New York Timothy Dolan, dato in ascesa negli ultimi giorni, arrivato ieri a Roma e in Vaticano, da dove ha già postato collegamenti da San Pietro, in occasione del suo omaggio a papa Francesco, e da fuori dell'Aula Paolo VI, per la congregazione.
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