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'Abrogare l'abuso d'ufficio non è incostituzionale'

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'Abrogare l'abuso d'ufficio non è incostituzionale'

La Consulta boccia 14 ricorsi. Nordio: "Ora basta insinuazioni"

ROMA, 08 maggio 2025, 16:37

di Lorenzo Attianese

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Abrogare l'abuso d'ufficio non è incostituzionale. Con l'ultima sentenza della Consulta il governo vince definitivamente la propria battaglia per la cancellazione di quel reato che da anni scatena un dibattito sulla cosiddetta 'paura della firma', ovvero il timore dei funzionari pubblici di assumersi responsabilità per paura di essere processati penalmente.

La questione sembra ora ormai chiusa, almeno da un punto di vista giuridico, dopo che la Corte ha bocciato le questioni di legittimità costituzionale sollevate da quattordici autorità giurisdizionali (tra cui la Cassazione), ritenendo ammissibili solo quelle poste in riferimento agli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (quella di Merida).

Nel merito, la Corte ha dichiarato infondate tali questioni, ritenendo che dalla Convenzione non sia ricavabile né l'obbligo di prevedere il reato di abuso d'ufficio, né il divieto di abrogarlo ove già presente nell'ordinamento nazionale. In attesa della motivazione della sentenza, che sarà pubblicata nelle prossime settimane, tra i primi ad esultare è proprio il guardasigilli Carlo Nordio, il quale introdusse il disegno di legge, ormai approvato quasi un anno fa dal Parlamento, in cui viene cancellato il reato.

L'abuso d'ufficio puniva quei pubblici ufficiali che - violando consapevolmente leggi, regolamenti o l'obbligo di astensione - causavano un danno ad altri o si procuravano un vantaggio patrimoniale. Contro la sua cancellazione si era scagliata parte dell'opposizione e la stessa Associazione nazionale dei magistrati.

"Mi rammarica che parti della magistratura e delle opposizioni abbiano insinuato una volontà politica di opporsi agli obblighi derivanti dalla convenzione di Merida. Auspico che nel futuro cessino queste strumentalizzazioni, che non giovano all'immagine del nostro Paese e tantomeno all'efficacia dell'amministrazione della giustizia", commenta il ministro, esprimendo "massima soddisfazione per il contenuto del provvedimento della Corte Costituzionale, la quale ha confermato quanto sostenuto a più riprese in ordine alla compatibilità dell'abrogazione del reato di abuso di ufficio con gli obblighi internazionali".

Delle quattordici ordinanze trattate, in cui sono state sollevate durante il giudizio questioni di legittimità, era stata messa in dubbio della compatibilità dell'abrogazione con la Costituzione e con la Convenzione di Merida, da cui discenderebbe il divieto di abrogare il reato di abuso di ufficio o comunque il divieto di abrogarlo in assenza di misure alternative.

Ma alla luce della sentenza della Consulta anche il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, sottolinea: "Quella Convenzione non obbliga alla presenza nell'ordinamento giuridico del reato di abuso d'ufficio. Legittimamente, dunque, si è scelto di abrogare una fattispecie di reato molto gravosa nell'economia della giustizia, comportando oltre il 90% tra assoluzioni, archiviazioni e proscioglimenti, a fronte di danni gravissimi all'apparato amministrativo e, di conseguenza, ai cittadini. Il nostro bagaglio legislativo contiene in sé numerose armi per contrastare la corruzione".

Resta critico il senatore dem Alfredo Bazoli: "l'abrogazione dell'abuso d'ufficio - sostiene - per quanto non leda principi contenuti nelle convenzioni internazionali sulla lotta alla corruzione, come ha oggi sancito la Corte costituzionale, resta un provvedimento fortemente inopportuno e sbagliato. Una scelta che relega il nostro Paese al ristretto e certamente non encomiabile novero di ordinamenti privi di una disciplina penale generale di contrasto agli abusi da parte dei pubblici funzionari. E figlia altresì di un indirizzo di politica criminale inaccettabile".

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