Il faro del governo resta puntato sul ceto medio. Con l'obiettivo di ridurre le tasse anche a loro, come già fatto per i redditi bassi. Ma quello che fino a qualche mese fa sembrava possibile già quest'anno, potrebbe richiedere più tempo.
L'orizzonte è "pluriennale", chiarisce il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che già un mese fa aveva messo le mani avanti tirando in ballo anche la necessità di "tarare" ogni decisione col contesto generale su cui grava ora la spada di Damocle dei dazi. L'Italia intanto ha presentato a Bruxelles una quinta richiesta di modifica del Pnrr.
La richiesta, spiegano fonti della Commissione, "include, tra l'altro, modifiche tecniche relative a tappe e obiettivi" della settima rata, "nonché qualsiasi altra proposta giustificata dai requisiti del regolamento". Una richiesta ora all'esame della Commissione, che "invierà la sua valutazione preliminare", una volta che il piano rivisto sarà stato adottato dal Consiglio. La politica nel frattempo si interroga sul taglio delle tasse per i redditi medi.
A sollevare il tema, in question time alla Camera, è il deputato del gruppo Misto Luigi Marattin, che cita i casi di gente comune come Marco, Paolo e Silvia e chiede a Giorgetti cosa intenda fare perché il ceto medio "non sia più il bancomat di una spesa pubblica famelica e inefficiente". "Marco, Paolo e Silvia hanno beneficiato di una riduzione della pressione fiscale pari a 18 miliardi", grazie ai provvedimenti del governo, replica il ministro, precisando che la pressione fiscale si è ridotta dell'1,3% nel 2024.
L'intento del governo, "più volte dichiarato e più volte dimostrato", rivendica il ministro, è di arrivare ad un "progressivo abbattimento" della pressione fiscale "anche per i redditi medi". Obiettivo che "presuppone un orizzonte temporale pluriennale", aggiunge, ma il percorso - assicura - "è stato già avviato". Il traguardo nei mesi scorsi era però sembrato più vicino.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che oggi è tornata ad indicare la volontà di "ampliare gradualmente la platea dei soggetti e concentrarsi sul ceto medio", nella conferenza di inizio anno aveva indicato il 2025 come l'anno in cui dare "un segnale" al ceto medio. A febbraio sembrava che l'intervento fosse ormai prossimo. Ma non è stato così e anzi dentro la maggioranza sono cresciute le schermaglie tra FI che spinge per il taglio dell'Irpef al ceto medio e la Lega in pressing per una nuova rottamazione. Su cui è d'accordo lo stesso Giorgetti.
Guardando ai temi europei, il titolare del Mef allontana i timori sul piano Rearm. "Appare al momento prematura una valutazione dell'impatto sui saldi di finanza pubblica", mette in chiaro, escludendo anche ricadute sul risparmio dei cittadini: per l'uso di risorse nazionali supplementari o richieste di attivazione della clausola nazionale, l'Italia al momento attende le decisioni del vertice Nato di giugno, torna a ripetere.
Sono intanto in arrivo nelle "prossime settimane" i testi unici previsti dalla delega fiscale, assicura Giorgetti, che annuncia anche l'approvazione "a breve" in cdm del disegno di legge delega sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep). Sarà poi con i decreti attuativi che si potrà procedere "alla quantificazione delle risorse necessarie".
La determinazione dei Lep, comunque, puntualizza, dovrà essere "coerente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica e degli equilibri di bilancio". Parole che però non rassicurano l'opposizione: per Avs, che ha firmato l'interrogazione, "significa che le risorse non ci sono".
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