In seguito all'annuncio
dell'imposizione da parte degli Stati Uniti di una tassa
compensativa del 20,9% sui pomodori messicani a partire da
luglio, il ministro dell'Agricoltura del Paese latinoamericano,
Julio Berdegué, ha spiegato oggi che "dal 1996, le nostre
esportazioni di questo ortaggio verso gli Stati Uniti sono state
regolamentate da un accordo che sospende un'indagine antidumping
in cui gli agricoltori della Florida ci hanno accusato
ingiustamente di vendere il prodotto sottocosto".
"Il Dipartimento del Commercio degli Usa — ha proseguito — ha
ribadito ieri l'accusa di dumping e ha definito il dazio
compensativo, che era stato sospeso anno dopo anno per tre
decenni".
"È importante notare — ha aggiunto il ministro — che il 90% dei
pomodori importati dagli Stati Uniti e il 60% del consumo
interno provengono dal Messico e non possono essere sostituiti.
La conseguenza di questa misura, se attuata, è che aumenteranno
i prezzi del prodotto".
Berdegué ha affermato che lo stesso caso era già stato
presentato nel 2019 e, dopo la negoziazione, l'imposta
compensativa era stata sospesa. "Molto probabilmente questa
volta accadrà la stessa cosa", ha concluso il ministro.
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