Il volto scavato e pallido, il corpo scheletrico quasi trascinato dai suoi carcerieri sul palco dell'ennesimo show dell'orrore a Gaza. Un corpo racchiuso in una tuta marrone con il suo nome stampato, come quella di un detenuto che ha sopportato il peso di una prigionia durata 491 giorni nelle mani di Hamas. Ma Eli Sharabi non sapeva ancora che sarebbe stato un giorno di gioia spezzata dalla notizia, sussurratagli dalla madre e dalla sorella, che la moglie e le due figlie sono state trucidate senza pietà dai terroristi al kibbutz di Be'eri quel maledetto 7 ottobre.
Solo pochi giorni fa, mentre ancora si attendeva l'annuncio dei nomi degli ostaggi che Hamas avrebbe liberato nel quinto giorno di scambio di prigionieri, il fratello Sharon Sharabi aveva descritto la storia di Eli come "la più crudele e folle del 7 ottobre". Quel giorno i miliziani hanno prima portato via un altro fratello di Eli, Yossi Sharabi, 53 anni, trascinato su un pick-up insieme a Ofir Engel, 18enne residente di Gerusalemme che era in visita alla famiglia per quel fine settimana, e un vicino, il 16enne Amit Shani: i due ragazzi sono stati rilasciati il 29 novembre 2023 come parte del primo accordo di cessate il fuoco, Yossi invece è morto durante la prigionia a Gaza.
Dopo la casa di Yossi, Hamas ha fatto irruzione in quella di Eli, urlando in arabo e ridendo, secondo i messaggi di testo scambiati tra altri membri della famiglia ed Eli, sua moglie Lianne e le loro figlie, Noiya, 16 anni e Yahel, 13 anni. I terroristi hanno prima ucciso il loro cane. Poi hanno rinchiuso la famiglia nella stanza di sicurezza e hanno dato fuoco alla casa. Inizialmente tutti e quattro erano stati dati per dispersi dalle autorità israeliane. Solamente una settimana dopo i corpi di Lianne, Noiya e Yahel sono stati identificati, mentre Eli è stato dichiarato ostaggio a Gaza.
Da quel momento, la lotta dei suoi familiari e amici per riportarlo a casa non si è mai fermata, nonostante non ci sia stato alcun segno di Eli sui social media o in foto e video pubblicati da Hamas. Oggi è infine riapparso sugli schermi di tutto il mondo, con il viso scavato da una tragedia che ha spazzato via per sempre la sua famiglia, di cui ancora non conosceva il tragico destino: secondo quanto riportato da Channel 12, Eli sapeva della morte in prigionia del fratello Yossi, ma non che sua moglie e le sue due figlie erano state assassinate. La prima domanda - sostiene il canale israeliano - è stata proprio sulla sua famiglia: dopo averlo stretto in un forte abbraccio, sono state la mamma e la sorella a dirgli l'indicibile.
Al suo arrivo allo Sheba Medical Center in Israele, avvolto in una bandiera israeliana, Eli è stato accolto da una folla di sostenitori e amici, ai quali ha rivolto un cenno di saluto. "I suoi occhi sembravano tristi, ma c'era anche un po' di felicità", ha raccontato un amico a Channel 12, come a sintetizzare il doppio volto di una giornata di sollievo e dolore. La lotta della famiglia Sharabi comunque continua, per riportare a casa il corpo di Yossi ancora nelle mani dei terroristi a Gaza.
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