Marina Silva, 56 anni, nasce
in una piantagione di caucciù nello Stato amazzonico di Acre, al
confine con la Bolivia, famoso per la produzione di gomma e
abitato da numerose popolazioni indigene.
Discendente da antenati afro-brasiliani e portoghesi, cresce
nella miseria in una famiglia con 11 figli. Dopo un'infanzia
difficile (affronta cinque volte la malaria, oltre a tre epatiti
e una leishmaniosi), rimane orfana della madre all'età di 14
anni. Per aiutare i fratelli inizia a lavorare come donna di
servizio. La sua salute fragile viene ulteriormente debilitata e
rischia di morire per avvelenamento da mercurio, usato dai
cercatori d'oro nel fiume presso cui vive. Viene salvata da un
vescovo cattolico, che la porta in convento, dove viene educata.
Marina impara a leggere e scrivere a 16 anni: un decennio dopo,
a 26 anni, conseguirà la laurea in storia.
Il suo attivismo politico inizia grazie al sodalizio con
l'ambientalista Chico Mendes, assassinato nel 1988. Nel 1994 è
eletta senatrice, la più giovane del Brasile. Nel frattempo
affiliatasi al Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra), viene
scelta dall'allora presidente della Repubblica, Luiz Inacio Lula
da Silva (2003-2010) come ministro dell'Ambiente. Lascia però il
dicastero e il partito nel 2008 per divergenze interne e
polemiche sulla deriva 'rampante' del nuovo potere.
Nel 2010 tenta la sua prima scalata alla presidenza del Paese
per il Partito verde: si classifica terza, battuta da Dilma
Rousseff, ma ottiene comunque quasi venti milioni di voti.
Questa volta ci riprova dopo aver rimpiazzato Eduardo Campos, il
candidato del Partito socialista (Psb) morto durante la campagna
elettorale in un incidente aereo, con il quale aveva
inizialmente fatto ticket in veste di vice.
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