Un enorme successo che dura da quasi 30 anni (la prima puntata è andata in onda il 21 ottobre 1996) che ne ha fatto la soap opera prodotta in Italia più longeva. Un posto al sole, la soap ambientata a Napoli prodotta da Fremantle e Rai Fiction, continua a conquistare il pubblico unendo storie famigliari con temi sociali come la criminalità organizzata, il caporalato, i rischi del mondo online, gli abusi sulle donne, la tossicodipendenza, l'emarginazione, il razzismo, l'integrazione. Un fenomeno che l'Associazione Stampa estera ha esplorato a Roma nell'incontro 'Dalla fiction alla realtà: l'attualità dei fenomeni sociali nei racconti della serie televisiva. 'Un Posto al Sole'. E' un racconto "che affronta temi sociali con un carattere universale attirando anche il pubblico all'estero - spiega Elena Postelnicu, presidente della Stampa Estera -. Sono una spettatrice fedele di questa serie e organizzando quest'incontro ho scoperto di non essere la sola fra di noi".
Un riscontro trasversale per il real drama realizzato al Centro di produzione di Napoli (una scelta allora voluta da Giovanni Minoli) che in questa stagione sta conquistando una media di un milione e 532mila spettatori. Nel cast 20 attori principali, tra i quali, Luisa Amatucci, Germano Bellavia Alberto Rossi, Nina Soldano, Marina Giulia Cavalli, Riccardo Polizzy Carbonelli, Marzio Honorato, Marina Tagliaferri, Patrizio Rispo, Miriam Candurro, Michelangelo Tommaso, più 30/35 attori guest ricorrenti.
Dal 1996 ci sono stati circa 20.600 interpreti (tra ruoli grandi e piccoli), e 124mila comparse. Sono stati 130 i registi, di cui otto in carica. Il reparto di scrittura è composto da una trentina di persone tra le quali un head writer (Paolo Terracciano), 4 editor, 5 storyliner , 3 script editor, 20 dialoghisti, 2 ricercatori, 1 coordinatore script.
Le puntate (sono a quota 6695, girate e montate) hanno un costo medio di 100mila euro ognuna. "Sono stata fortunatissima ad avere un personaggio come Giulia Poggi in cui ho vissuto un ventaglio di situazioni molto vasto nelle quali la parte sociale è stata fondamentale - spiega Marina Tagliaferri -. Ci siamo accorti subito del legame che si creava con il pubblico. Un posto al sole è casa, per gli spettatori e per noi che ci lavoriamo". Un impatto, anche a livello sociale, di cui il cast ha avuto spesso prova "come quando a Napoli, ospite della task force contro la violenza sulle donne, mi hanno detto che una madre di due figli picchiata dal marito ha avuto il coraggio di denunciare dopo aver visto una storia simile a Un posto al sole". La prima volta "che il mio personaggio tradiva Silvia, un signore per strada mi ha detto 'spuorc'" racconta sorridendo Alberto Rossi interprete del giornalista Michele Saviani. Un posto al sole "è un real drama, quindi è legato alla realtà - spiega Gabriella Mangia del team di autori - Noi attingiamo quotidianamente a ciò che succede e penso questo sia il grande elemento di forza, insieme a Napoli come ambientazione. Abbiamo creato 29 anni di piccole e grandi storie che vanno avanti". Tra i tanti argomenti trattati, "è stata una scelta quella di non parlare del Covid - aggiunge Rossi -. La gente l'aveva dentro casa, noi volevamo alleggerire e poi si rischiava di essere superati dall'attualità". In quel periodo "siamo stati anche tra le prime produzioni a tornare al lavoro, con un protocollo molto rigido, dopo soli tre mesi". Questa "è una produzione con un pubblico molto fidelizzato, che fa la differenza anche su RaiPlay, un elemento che è sempre più importante - osserva Ivan Carlei, vicedirettore di Rai Fiction -Questi personaggi per i telespettatori ormai sono come parenti".
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