Altri tempi modalità simili. Con le
stesse velate minacce i boss tentarono, nel secolo scorso, una
estorsione alla famiglia di imprenditori protagonista del
periodo della cosiddetta Belle époque. "Fra il 1906 e il 1907
Ignazio Florio ricevette una missiva anonima contenente
un'inequivocabile richiesta di pagamento di 'pizzo' da parte
della mafia palermitana. Ma il cavaliere, secondo i nostri
studi, si rifiutò di cedere al ricatto". Lo sostiene lo storico
Vincenzo Prestigiacomo, presidente del comitato scientifico di
Casa Florio, anticipando una delle tante novità che saranno
presentate il 7 ottobre alle ore 9,30, presso la sede della
Banca popolare S. Angelo a Palermo.
"Florio riteneva, infatti, - prosegue lo storico - di potere
tenere testa all'organizzazione criminale grazie alla sua enorme
popolarità". Eppure Ignazio fece male i suoi conti, "infatti la
mafia reagì al rifiuto alle loro richiesta di pizzo - aggiunge
Prestigiacomo - nel 1908, un incendio doloso distrusse il
Villino Florio".
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